LECCE – Il crollo del settore edile fa il paio con le mancate tutele dei lavoratori: il loro contratto nazionale è scaduto da un anno e mezzo; quello integrativo provinciale da oltre due anni e ciò aggrava la situazione. Lunedì centinaia di operai leccesi partiranno alla volta di Napoli per aderire allo sciopero nazionale dell’intero comparto proclamato dalle segreterie Feneal-Uil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil.
“Una decisione non più rinviabile – dicono dal sindacato – nonostante i tentativi di intavolare la trattativa con le parti datoriali”. Lo sciopero è arrivato “dopo più di mille assemblee nei cantieri nazionali e in assenza di segnali da parte delle associazioni di categoria”.
I dati della Cassa Edile di Lecce confermano la crisi dell’edilizia, chiamata a fare i conti anche con lo sforzo di reinventarsi, ora, nelle riqualificazioni, nelle ristrutturazioni, per non continuare a gravare su un altro bene primario come il paesaggio. Dal 2009 al 2016, il calo degli addetti ha superato il 44 per cento, passando da 10.103 a 5.474. Il monte ore denunciato in Cassa Edile è sceso di oltre un terzo (passando da 11.816.374 nel 2009 a 7.631.828 di ore lavorate nel settore nel 2016). Giù anche il monte salari: da 78.148.203 di euro nel 2009 a 56.967913 di euro nel 2016.
I lavoratori scenderanno in strada per chiedere aumenti salariali in linea con gli altri settori e finalizzati anche ad aiutare una ripresa dei consumi; difesa e riforma delle Casse Edili contro il lavoro nero e per sostenere le imprese più serie contro la concorrenza sleale e il dumping; più sicurezza sui posti di lavoro, contro gli infortuni e gli incidenti mortali; la creazione di un Fondo Sanitario Integrativo Nazionale per tutelare sempre di più il diritto alla salute e alla prevenzione; potenziare il Fondo integrativo per il Pensionamento anticipato.