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“Ci siamo ribellati alle manette, non siamo criminali”: i noTap raccontano l’operazione di Polizia

MELENDUGNO-  “La nostra ERA una passeggiata..ma è diventata una fuga”: coincidono i racconti di chi c’era sabato pomeriggio a San Foca e poi è stato portato in Questura o in caserma per essere identificato. Attivisti noTap denunciati per manifestazione non preavvisata, per lancio di fumogeni e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. Per perseguire quelle che sono risultate essere al momento solo contravvenzioni, però, le modalità adottate dalle forze dell’ordine lasciano sul campo una scia di polemiche. Sono gli stessi manifestanti a metterci la faccia, sui social, per raccontare ciò che dai video diffusi dalla Questura non si vede.

“Nelle immagini si vedono alcuni attivisti che tentano di entrare nella zona rossa.. ma in quelle immagini in realtà scappavamo – racconta Aurora Mingiano -. Volevamo solo uscire ma veniamo circondati, quasi condotti in un punto impraticabile, fatto di rovi. Io correvo con il fiato corto e il cuore a mille. […] dietro di me una mia compagna veniva buttata a terra e ammanettata e un mio compagno, andato a soccorrerla, veniva preso con violenza e aggredito da 4 agenti di polizia, manganellato e strattonato. […] Veniamo circondati. Ci intimano di fare quello che dicono loro, di sederci a terra in ginocchio. Non possiamo fare altro. Siamo tesi e ci provocano. Ci insultano. Ci trattano come dei criminali. Ricevo calci sulle gambe. “vi ammanettiamo e vi portiamo via” , “ora ci divertiamo” dicono urlando. Ci fanno sedere. Una ragazzina poco più che ventenne piangeva a dirotto e tremava seduta a terra accanto a me, con davanti poliziotti che manganellavano gratuitamente. Ci ribelliamo alle manette. Non siamo criminali”.

“Non si vedono i lacrimogeni lanciati contro persone a distanza ed in fuga – scrive Stefano Coppola -. Non avete visto le manganellate dietro il ginocchio mentre mi piegavo a terra e, perso l’equilibrio le altre due sull’altra gamba. Non avete visto per quanto tempo ci hanno tenuti ammassati al freddo, inermi e ad aspettare chissà che”.

“Da lì il teatrino – aggiunge Valentina Minio, destinataria anche di un foglio di via – ‘siete tutti in arresto! Portateli tutti via! Questi non devono parlare e finiscono in galera! Con questi ci divertiamo!’. Funzionari, a mio avviso, troppo esaltati. E sempre ammanettata neanche fossi la peggio criminale di sto mondo, vengo trascinata o spinta, a scavalcare muretti, camminare su un terreno pieno di rovi e poco scorrevole, a raggiungere assieme ai miei compagni una zona dove ad attenderci c’erano i blindati. E lì, come fossimo la peggio specie sulla terra, veniamo fatti inginocchiare per quasi un’ora, sul terreno pieno di pietre, freddo e umido, con rimproveri e minacce se ci avvicinavamo uno all’altro. Abbiamo cercato di contattare i nostri avvocati, ma l’azione è risultata poco piacevole ai funzionari, che ci hanno fatto sequestrare borse, zaini, marsupi e cellulari. Nel blindato vi risparmio i commenti sessisti che siamo state costrette ad ascoltare”, prima di arrivare in Questura, “chiusi in una piccola cella che loro chiamano ‘stanza dei fermati’ per 8, quasi 9 lunghissime ore”.

Tiziana  Colluto

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