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“Ammanettati e fatti inginocchiare”, infuria la polemica dopo l’operazione contro i noTap

LECCE- Sono stati rilasciati nella notte i 52 manifestanti noTap condotti ieri in Questura e presso il comando dei carabinieri di Lecce. Contestati a piede libero la violazione dell’articolo 18 del Tulps (manifestazione non preavvisata); l’articolo 703 cp (accensione fuochi pericolosi) e l’art. 650 cp (inosservanza provvedimenti dell’autorità), tutti reati contravvenzionali. Due fogli di via sono stati notificati a due ragazze, una di Squinzano e una di Lecce: per tre anni non potranno mettere piede a Melendugno e, la prima, anche nel capoluogo.

Il tutto in seguito a quella che gli attivisti definiscono “passeggiata”, un corteo di un centinaio di persone che nel primo pomeriggio di sabato da San Foca si è diretto verso l’area del cantiere del gasdotto, oltrepassando, però, il limite della zona cuscinetto prevista dalla Prefettura. “Si sono avvicinati alla recinzione – scrive la Questura – e hanno lanciato all’interno fumogeni, pietre e bombe carta. I rinforzi delle Forze di Polizia intervenuti all’interno delle campagne, nonostante il lancio di fumogeni e pietre ad opera dei facinorosi, che ha reso difficoltosa l’azione di polizia, hanno interrotto l’azione aggressiva e bloccato tutti i 52 attivisti”, tra cui “anarchici e antagonisti”, puntualizzano da viale Marche.

Sulle modalità con le quali è stata portata avanti l’operazione delle forze dell’ordine, tuttavia, inizia a sollevarsi la polemica. “I nostri assistiti ci riferiscono che diverse persone sono state ammanettate e fatte inginocchiare per condotte che poi sono sfociate in reati perseguibili a denuncia a piede libero. E’ un fatto gravissimo, che noi denunciamo”. A parlare sono gli avvocati degli attivisti, Pinuccio Milli e Francesco Calabro: “il clima che si vive è incandescente – aggiungono – tanto che anche noi legali siamo stati cortesemente fatti rimanere fuori all’addiaccio sotto vento e pioggia per oltre due ore prima di conoscere la sorte che toccava ai nostri clienti”.

Per ore sono rimasti fuori anche i genitori dei minori (due 16enni ed un 15 enne) condotti in Questura. Altra questione scottante è il sequestro dei cellulari di una parte dei manifestanti. Nei provvedimenti della Digos, è riportato che i telefonini sono stati messi sotto chiave poiché “utilizzabili per il proseguio di attività delittuose quali turbativa dell’ordine pubblico aggravata, inosservanza di provvedimenti dell’autorità, accensioni ed esplosioni pericolose, riunioni non autorizzate” e “sussistendo il pericolo che le cose e le tracce si alterassero, disperdessero o modificassero”. Entro lunedì il pm Emilio Arnesano dovrà decidere sulla convalida, “che ci auguriamo non avvenga perché i reati contestati sono tali da non costituire presupposto per questo”, ribadiscono gli avvocati.

Durante le fasi di identificazione, da prassi sono state eseguite perquisizioni fisiche, delle borse, il fotosegnalamento. “Tutte le attività svolte in questura e nel comando dei carabinieri sono state video riprese a tutela di tutti”, ha riferito la Polizia. “Questo – commenta Gianluca Maggiore, portavoce del Comitato No Tap – è solo l’apice di una serie di azioni repressive messe in atto dalla Questura. Ci difenderemo in tutte le sedi e difenderemo i ragazzi. Era talmente evidente che si trattava di una trappola che alcune persone si sono accorte che c’era un cancello aperto e non presidiato e oltrepassandolo poteva probabilmente scattare un arresto”.

 

Tiziana Colluto

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