ROMA- Il futuro di Taranto, mai come ora, è nelle mani del Tar di Lecce. Se a questo Regione e Comune hanno affidato la responsabilità di decidere sul decreto relativo al Piano ambientale del siderurgico, ritenuto illegittimo, al tribunale di via Rubichi il governo dà l’onere più gravoso, però, di segnare la storia della città ionica e di spegnere il siderurgico.
Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, infatti, ha annunciato in mattinata, durante l’assemblea Cgil sull’acciaio, di congelare “il negoziato sull’Ilva aspettando la decisione del Tar di Lecce sull’impugnativa del governatore della regione Puglia, Emiliano, e del Comune di Taranto“. Cioè, sospesa la trattativa per l’acquisto del siderurgico. “Sono inutili i tavoli finché non è chiara la situazione – ha aggiunto Calenda -. Se il Tar di Lecce accoglie l’impugnativa, l’amministrazione straordinaria dovrà procedere allo spegnimento dell’Ilva”.
Per alcuni si tratta di un atto di forza. “Dagli Enti locali c’è una gestione schizofrenica. Ma si sappia – ha intimato Calenda – se Regione e Comune usano tutti i mezzi necessari per far saltare l’Ilva, l’Ilva salta. Allora però Emiliano lo dica in modo chiaro, non attraverso i ricorsi ma assumendosene la responsabilità”.
Dunque, “se il Tar accoglierà la sospensiva richiesta, gli amministratori straordinari dovranno iniziare lo spegnimento dell’Ilva, poi faremo ricorso al consiglio di stato, ma al governo non può essere chiesto l’impossibile”, ha chiosato il ministro.