BARI – Gli 800mila euro erano stati già accantonati, la delibera approvata. Bastava solo l‘ok di Roma e poi per le coppie pugliesi in cerca di un figlio, si sarebbe prospettata la possibilità di un aiuto economico per le cure. Ma dai Ministeri, dopo tre mesi, quell’ok non solo non è arrivato ma il timore è che non arriverà mai.
Parliamo della Pma, procreazione medicalmente assistita, oggi totalmente a carico delle coppie. Tremila e cinquecento euro circa per un ciclo di secondo livello nelle 10 cliniche private accreditate della Puglia, 1200 nelle tre strutture pubbliche ma in questo caso, le liste di attesa, nemmeno a dirlo, sono lunghissime. Con il centro del Policlinico di Bari chiuso da quasi 3 anni per lavori di ristrutturazione, le strutture di Conversano e di Nardò sono le uniche a poter prestare queste cure nel settore pubblico. Ma i mezzi, il personale, non sono sufficienti, ecco perché l’attesa diventa interminabile. Nel privato gira tutto al contrario: si investe sul personale, sulle tecnologie, sui laboratori e le sale aperte h24 anche per la Pma. Non c’è attesa ma il prezzo, naturalmente, è più alto. A Lecce, ora, anche la clinica Petrucciani è stata accreditata dalla Regione Puglia per le prestazioni della fecondazione assistita. La delibera è pronta basta solo l’ok della giunta.
Il problema, principale, però resta: quegli 800mila euro sono bloccati da un parere che i Ministeri della Salute e dell’Economia e Finanza non rilascia. Di più, come detto la sensazione è che sarà un diniego. Due i motivi: il primo è che nel mese scorso sarebbe stata diramata dal Ministro a tutte le Regioni, una circolare che vietava di impegnare i fondi del Welfare per i rimborsi delle prestazioni non rientranti nei Lea, ovvero nei Livelli Essenziali di Assistenza, insomma nelle cure che lo Stato riconosce come indispensabili e quindi rimborsabili. Ed è proprio quello che la Puglia ha tentato di fare per dare ristoro alle coppie.
Il secondo motivo è che la Pma è stata inserita nei Lea ma l’accordo sul costo delle prestazioni non è ancora stato raggiunto. Nei giorni scorsi il tavolo tecnico ha raggiunto una intesa di massima sulla cifra da rimborsare (2360 euro), ma ora deve passare dalla conferenza Stato-Regioni e non è detto che tutte si dicano d’accordo visto che in alcune regioni del nord i prezzi sono ben più elevati. Ci potrebbero volere mesi, insomma, prima che la situazione si sblocchi. Ecco perché, i professionisti della categoria, come ci spiega Domenico Carone, del centro pma di Taranto e rappresentante dell’intera categoria, avanzeranno alla Regione la proposta di destinare quei 1500 euro a coppia, anziché alle strutture – visto che il ministero non approva – direttamente ai coniugi con un Isee inferiore ai 50mila euro e determinati requisiti tra i quali l’aver affrontato un ciclo di cure in un centro pugliese, così da sostenerle economicamente nel sogno di diventare genitori.