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Gasdotto, trattare con Tap e Snam? Sindaci al bivio

LECCE- Decidere se continuare a sedere al tavolo romano oppure portare la discussione su un altro livello istituzionale; scegliere se proseguire assieme alle parti sociali nella discussione sugli investimenti aggiuntivi pagati da Tap e Snam nel Salento a fronte della costruzione del gasdotto oppure ampliare la partita al complesso delle questioni e prospettive ambientali e farlo sì con le istituzioni, ma senza le società che dovranno costruire l’infrastruttura. È questo il bivio di fronte al quale lunedì mattina si troveranno i sindaci che parteciperanno alla riunione convocata in Provincia dal presidente Antonio Gabellone, dopo l’incontro a Palazzo Chigi di giovedì scorso.

Lì, per la prima volta, si è seduta una rappresentanza dei 13 sindaci che hanno chiesto di essere coinvolti, con una delegazione formata dai primi cittadini di Andrano e Trepuzzi, oltre che da Gabellone. Non tutti i loro colleghi hanno condiviso questa mossa, ritenendo opportuno, invece, sposare la linea da sempre tenuta da Melendugno, per cui si ritiene l’opera incompatibile con il territorio e pertanto non c’è nulla da trattare.

Dunque, che si fa? I sindaci che hanno dichiarato di non voler andare avanti con il “muro contro muro” hanno più volte ribadito che a Roma non si sono presentati per accaparrarsi un pezzo delle compensazioni o degli investimenti in più che Tap e Snam finanzieranno in Puglia. Hanno detto di voler giocare una partita diversa: capire se, a fronte della realizzazione del gasdotto che il ministro al Mezzogiorno Claudio De Vincenti ha confermato ancora una volta che dovrà essere fatto e fatto con approdo a San Foca, c’è possibilità di ragionare una volta per tutte sul futuro energetico del Salento. Nel concreto, soprattutto: no alle autorizzazioni per le trivellazioni petrolifere, sì alla decarbonizzazione di Cerano.

Su quest’ultimo punto, Enel e la stessa Tap già in passato hanno affermato l’insostenibilità tecnica ed economica di trasformare a metano la centrale Federico II, il cui fine vita è fissato tra un decennio. Quella riconversione, in verità, se si fosse davvero voluto, ci sarebbe già stata in passato visto che il gas in Italia per questo c’è già. Parlare di questo ma anche di trivelle significa comunque dover coinvolgere anche Brindisi e Taranto. E poi, solo Tap e Snam o anche le altre società private, da Enel a quelle con interessi petroliferi? Le domande restano in sospeso. Almeno fino a domani.

 

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