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Fondi per Burgesi dirottati altrove, il Comune presenta ricorso a Mattarella

UGENTO – Il Comune di Ugento bussa alla porta del Capo dello Stato Sergio Mattarella per impedire alla Regione Puglia di dirottare altrove il finanziamento stanziato per i monitoraggi sulla discarica Burgesi. Il 15 settembre, infatti, ha deliberato l’affidamento dell’incarico ad un legale per predisporre un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

Si impugnano le delibere con le quali la giunta di Michele Emiliano, il 18 aprile e poi il 2 agosto scorsi, ha preso atto e approvato il Piano Operativo di monitoraggio e controllo della contaminazione ambientale nell’ecosistema degli invasi del Locone e del Pertusillo, avviando un’indagine sui territori dei Comuni di Minervino Murge (Ba) e Montemilone (Pz), prevedendo a tal fine l’utilizzazione delle risorse di cui al fondo ex L. 18/2017.

Quelle delibere, secondo il Comune di Ugento, comportano “la distrazione dello stanziamento finanziario volto alla verifica delle matrici ambientali dell’area ugentina a ridosso della discarica “Burgesi” per finalità completamente differenti e per territori estranei a quelli indicati nella disposizione legislativa”.

Un “grave pregiudizio”, dunque, per le attività di controllo dell’area, rese ancora più urgenti dopo il clamore dell’inchiesta, pur archiviata, sulla presenza di centinaia di fusti di Pcb all’interno della discarica, sepolti lì 16 anni fa, stando a quanto riferito dall’imprenditore Gianluigi Rosafio agli investigatori.

Come detto anche dai Pm che hanno richiesto l’archiviazione, poi accordata dal Gip lo scorso inverno, comunque va verificato lo stato di salute della zona, attraverso il monitoraggio della falda e il controllo delle matrici animali.

Quei soldi servirebbero a questo. Perché – almeno questo è certo – Burgesi è nata come discarica per rifiuti solidi urbani e ha presidi di tutela solo per questi, non anche per scarti speciali e tantomeno tossici. Da lì, grazie anche alla pressione dei Comuni, si è giunti allo stanziamento da parte del governo di un milione di euro tramite il decreto legge convertito nella legge 18/2017, la stessa, appunto, da cui Bari attinge per monitorare gli invasi.

 

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