LECCE-Nell’aula della Corte d’Assise di Lecce presieduta dal giudice Roberto Tanisi è stata emessa la sentenza del processo su Simone Renda, il giovane bancario leccese morto durante una vacanza in Messico il 3 marzo del 2007. Un calvario per la famiglia di Simone e soprattutto per la mamma Cecilia Durato 10 anni e al quale oggi si potrà mettere la parola fine.
Sei su otto gli indagati condannati a scontare dai 21 ai 25 anni in carcere. Una corsa ad ostacoli per ottenere giustizia e dimostrare che nella cella numero 8 del carcere di sicurezza di Playa del Carmen, Simone ci era arrivato con un infarto in corso.Sotto inchiesta sono finiti un magistrato, alcuni poliziotti e i responsabili del carcere nel quale Simone fu rinchiuso per presunta ubriachezza molesta, lasciato solo, per due giorni, in condizioni disumane e senza cure. Senza acqua nè cibo, morì disidratato. Il medico aveva diagnosticato un infarto in corso e consigliato il ricovero, ma lui morì in cella. Condanna a 25 anni per il giudice qualificatore Hermilla Valero Gonzales, ed i respondabili del carcere Arceno Parra Cano e Pedro May Balam. 21 anni per due guardie carcerarie ed il responsabile dell’ufficio ricezione della struttura. Assolti i due agenti della polizia turistica di playa del carmen
E’ stato un processo lungo e complesso sotto il profilo giuridico e dei trattati. La famiglia di Simone è difesa dagli avvocati pasquale Corleto e fabio valenti. Per la mamma Cecilia, oggi circondata da tutta la famiglia e dagli amici, una vittoria essere arrivata sin qui.
“Se si persevera qualcosa si ottiene- ha detto-la giustizia è lenta ma efficace. La sentenza dimostra la piena responsabilità dello stato messicano”.