Cronaca

Maxi rissa tra anarchici ed esponenti Casa Pound: botte con cinghie e bastoni. Diversi indagati

LECCE-Una “fazione” canta “Dove sono gli antifascisti?”, l’altra risponde formando un gruppo nutrito per rispondere in modo adeguato. Ne nasce una maxi rissa tra almeno 35 persone, con botte a suon di bastoni, cinghie e sassi. È successo nel cuore di Lecce, la notte tra il 30 e il 31 luglio; oggi la Digos ha identificato diverse persone coinvolte, individuando aderenti al sodalizio “CasaPound “ e al centro sociale “Casa Matta”.

Ci sono almeno 14 indagati e per quattro di loro il Gip ha disposto il divieto di dimora nel comune di Lecce. Tutto è iniziato nei pressi dell’ex Convitto Palmieri. Un 25enne di Galatina, sedicente simpatizzante di CasaPound, ad una ragazza che gli chiedeva informazioni sulla biblioteca, ha risposto in modo sgarbato, con parolacce, e indicandole la “biblioteca degli anarchici”.

Poi, insieme ad altri, ha intonato un coro contro gli antifascisti. Si è poi allontanato in auto, una Mercedes Classe E, con la sua ragazza. Poco dopo, stando al suo racconto, è stato chiamato al telefono da alcuni amici che lo invitavano a raggiungerli nei pressi di Porta Rudiae per salutare altri simpatizzanti di CasaPound arrivati dal Lazio. È qui che le telecamere di videosorveglianza installate vicino ad un supermercato hanno inquadrato i frangenti prima, durante e dopo la megarissa che è scoppiata. Non ci sono immagini dello scontro, la telecamera è puntata nella direzione sbagliata, ma è stato possibile identificare diversi ragazzi coinvolti.

I simpatizzanti di Casa Matta avrebbero infatti seguito fino a lì i “rivali”. Dopo circa 5 minuti di tafferugli, i due gruppi hanno smesso di picchiarsi, ma hanno continuato ad offendersi verbalmente. Ed è a quel punto che sono intervenute le Volanti, dopo la telefonata di un testimone alla Polizia. Alla vista degli agenti, i giovani sono scappati, dividendosi. Sul luogo dello scontro c’erano tracce di sangue; testimoni e poliziotti della Scientifica hanno recuperato un cellulare, una fibbia, un orologio da polso, un orecchino, frammenti di un fanalino di auto e di vetro.

La targa della Mercedes arrivata sul posto è stata annotata da un testimone e gli agenti, il giorno dopo, hanno individuato a Lequile il ragazzo che la guidava. Era lui, per sua stessa ammissione, ad aver dato il via ai cori contro gli antifascisti davanti all’ex Convitto Palmieri. Aveva una ferita in testa ed indossava un orecchino identico a quello sequestrato e la sua auto aveva un fanalino rotto. Ha dichiarato di non conoscere nessuno degli aggressori, ma attribuiva la rissa all’appartenenza a differenti ideologie politiche. Dalla visione dei fotogrammi il personale della Digos ha poi individuato altri tre ragazzi, un ventunenne leccese, un ventottenne galatinese ed un quarantottenne di Lucca, tutti appartenenti ai centri sociali. In particolare uno di loro viene inquadrato mentre sta indossando un passamontagna e un altro, con la mano ferita, che si tirava sul viso la maglietta. Questi ultimi tre annoverano diverse denunce per aver partecipato a manifestazioni e cortei non autorizzati e anche per attacchi al centro migranti di Restinco, a Brindisi, nonché per occupazione abusiva dell’edificio soprannominato Binario 68. Dunque nel 2016 succede che due gruppi di ragazzi se le diano di santa ragione, gridandosi “fascisti” da un lato e “antifascisti” dall’altro. E questa rissa, a detta della Polizia, è solo la punta dell’ iceberg di un fenomeno che a Lecce è radicato.

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