LECCE- Nessuno, al momento, ha letto le carte. Nessuno, al momento, ha visionato le planimetrie. Nessuno, ad oggi, ha la minima idea di che materiali potrebbero essere scaricati lì dentro. O di dove esattamente potrebbe essere ubicata. Sulla richiesta di apertura di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi nel comune di Lecce è un “boh” generale. Nessuno sa nulla, né negli uffici della Provincia di Lecce, titolare del procedimento autorizzatorio, né in quelli di Palazzo Carafa, chiamato a rilasciare i pareri.
E non è una cosa da poco: in questo modo è già andato in fumo un terzo del tempo utile perché enti, associazioni e cittadini possano presentare le proprie osservazioni al progetto. Sessanta sono i giorni in tutto disponibili. 22 sono già trascorsi senza saperne nulla. Inutilmente, dal 19 agosto scorso, Telerama ha chiesto lumi agli uffici interessati, dopo aver riportato la notizia contenuta in un avviso stringato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia.
Ora, dopo la nostra insistenza, gli uffici del Comune di Lecce sono a lavoro, per lo meno per capire dove si trovi località Masseria Parachianca dove la discarica dovrebbe sorgere: è al confine col territorio di Surbo, lì dove esistono già delle cave. Si dovrà valutare, per primo, la compatibilità urbanistica.Ma al momento si va a mosca cieca. È l’effetto di una istanza avanzata a ridosso del ferragosto, nei giorni delle ferie. È stata la Geoambiente di Cavallino, tramite il legale rappresentante Giuseppe Calò, a depositare Studio di Impatto Ambientale e Autorizzazione Integrata Ambientale. La società è collegata alla Rei, che gestisce la discarica di amianto a Galatone, e alla Tg Energie Rinnovabili, la stessa che, tra gli altri progetti, presentò quello della centrale a biomasse di Cavallino.
Il deposito degli atti presso l’ufficio ambiente della Provincia di Lecce risale all’8 agosto scorso. È da quel momento che decorrono i termini per poter presentare osservazioni, entro, quindi, gli inizi di ottobre. Gli elaborati tecnici non sono ancora disponibili online. Sono, in teoria, consultabili presso il Servizio Ambiente della Provincia e presso il Comune, ma gli addetti ai lavori ancora devono sfogliarli.