Cronaca

Ai domiciliari medico di Galatina e la moglie: pazienti depredati dei beni

MILIANO-GALATINA-È originario di Galatina il medico finito ai domiciliari insieme alla moglie infermiera, per presunti maltrattamenti ai danni di alcuni pazienti. Si tratta del 65enne Piero Mita, ex direttore sanitario della clinica Matris di Milano, specializzato in ginecologia e procreazione. Nei guai anche la figlia della coppia di 26 anni e una donna di 54. Per queste ultime il gip di Milano Manuela Scudieri ha disposto il divieto di avvicinamento alle vittime: un 46enne ed una donna di 86 anni.

Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere, sequestro di persona, circonvenzione d’incapace e maltrattamenti. Ai due, affetti da deficit cognitivo, gli indagati avrebbero provato a portar via proprietà e le rendite patrimoniali.

Le indagini condotte dai militari della compagnia Porta Monforte sono iniziate lo scorso marzo dopo che alcuni vicini segnalarono delle urla provenire dall’interno di un’abitazione di via padre luigi monti di proprietà della 54enne indagata. Al loro arrivo i militari trovarono i due segregati e in condizioni igieniche disdicevoli, tra escrementi e immondizia.

Da questo episodio è partita un’indagine che ha poi portato al medico salentino. I due erano suoi pazienti. Ai carabinieri hanno raccontato di un vero e proprio calvario. Senza parenti a cui essere affidati, e in uno stato emotivo psicologicamente debole, sarebbero stati circuiti dalla coppia che avrebbe assunto il controllo di tutti i loro beni, compresa la pensione. L’anziana sarebbe stata privata anche della sua casa dove, dopo un’opportuna ristrutturazione, si sarebbe sistemata la figlia del medico. Gli investigatori hanno anche rintracciato un testamento che avrebbe permesso all’uomo e alla moglie di ereditare l’immobile del valore di mezzo milione di euro. Testamento che l’anziana ha disconosciuto, affermando di non ricordare di averlo mai sottoscritto. Secondo quanto emerso dalle indagini, i due venivano inviati nel «Bed & Breakfast» che marito e moglie gestiscono in provincia di Alessandria, e che affittano per feste e ricevimenti, dove i «pazienti» erano impiegati come lavoranti nell’aia, in cucina, come inservienti e camerieri. Sarebbero stati anche presi a schiaffi.

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