Cronaca

Xylella: “Sì agli abbattimenti di massa”, la Corte di Giustizia Ue frenata (per ora) solo dalla Procura

LECCE-Sì, gli ulivi sani ricadenti nel raggio di cento metri da quelli malati possono essere abbattuti. Non c’è sproporzione nel criterio in base al quale, a fronte di un albero infettato dal batterio Xylella fastidiosa, si debbano estirpare i tre ettari intorno. Perché, nonostante nel Salento si rischi il deserto, questo è in linea con l’obiettivo di tutelare il resto dell’Europa. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue, a cui il Tar Lazio aveva rimesso la partita, nel gennaio scorso, sospendendo il giudizio e sollevando sei questioni pregiudiziali.
È una sentenza, quella pubblicata in mattinata, che fa tremare le vene e i polsi al Salento: se dovessero cadere i sigilli imposti dalla Procura di Lecce il 18 dicembre, almeno 3mila alberi sono pronti per diventare legna in poco tempo.

Il sequestro penale, infatti, è al momento l’unico baluardo contro le ruspe. I pm, però, stanno valutando se continuare a conservarlo o se revocarlo. Perché, a quel punto, sia la Regione Puglia ad assumersi la responsabilità di decidere le sorti del territorio. Nel nuovo piano anti Xylella varato da Bari due mesi fa, infatti, è scritto chiaramente che i tagli non sono possibili perché vige il sequestro, non per altro. Se i sigilli dovessero venir meno, il governatore Emiliano dovrà scegliere: scegliere se modellare il piano regionale a quanto stabilì nel maggio 2015 Bruxelles e su cui ora, secondo i giudici di Lussemburgo, non ci sono dubbi di legittimità, oppure scegliere se impedire comunque i tagli massicci, costringendo di fatto l’Italia ad andare incontro alla procedura d’infrazione comunitaria.

È una partita, innanzitutto politica, decisamente delicata quella aperta dalla sentenza della Corte di Giustizia, secondo cui la Commissione “può obbligare gli stati membri a rimuovere tutte le piante potenzialmente infettate”, incluse quelle “non presentanti sintomi d’infezione, qualora esse si trovino in prossimità delle piante già infettate”, vale a dire quelle sane nel raggio di cento metri. È una misura considerata “proporzionata all’obiettivo di protezione fitosanitaria” e “giustificata dal principio di precauzione”, in base alle prove scientifiche in possesso della Commissione.

E questo nonostante non sia stata dimostrato un sicuro nesso causale tra la Xylella e il disseccamento, visto che basta “una correlazione significativa tra tale batterio e la patologia di cui soffrono gli olivi”. “L’adozione di misure meno gravose non risulta possibile – è scritto dai giudici – in quanto non esiste attualmente alcun trattamento che consenta di guarire in campo aperto le piante infette”.Poi, l’avvertenza di Lussemburgo: in caso di nuovi dati scientifici da cui emergesse che non è più necessario procedere all’abbattimento delle piante ospiti, la Commissione dovrebbe modificare le misure. E l’indennizzo ai proprietari, per quanto non previsto, non può però essere escluso.

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