LECCE- In provincia di Lecce il 2015 è stato l’anno l’anno del boom dei VOUCHER lavoro, i buoni erogati dall’Inps con i quali si pagano prestazioni occasionali e discontinue, sicuramente non regolamentate dai contratti.
In provincia di Lecce ne sono stati venduti oltre 1 milione e 300 mila. Come va letto questo dato? Secondo il segretario Uil Lecce Salvatore Giannetto in modo assolutamente negativo: si tratta, dice, di un Pericoloso imbarbarimento del mercato del lavoro.
5,4 milioni i voucher venduti nel 2015 in Puglia, un 1milione e 351mila dicevamo, nella provincia di Lecce, seconda a livello regionale solo a Bari. al terzo posto c’è Brindisi , poi Foggia e infine Taranto. Lo studio è del Servizio nazionale Uil Politiche del Lavoro. La crescita dei voucher nel Salento, come nel resto della Puglia, è evidentemente fuori controllo: il rischio, concreto, è che si alteri l’equilibrio tra la flessibilità invocata dalle imprese e le tutele minime per chi lavora. i settori in cui si utilizzano maggiormente i buoni lavoro in Puglia e nel Salento: sono il commercio, turismo e servizi. Tutte piuttosto distanti da quelle per le quali il quali è nato il lavoro accessorio: lavoro domestico, giardinaggio, attività sportive. Inoltre, nel 2015, la Puglia si colloca al quinto posto delle Regioni più voucherizzate d’Italia, alle spalle di Lombardia, Veneto Emilia Romagna e Piemonte
Ai voucher fanno ricorso sempre più giovani sotto i 49 anni. «Il compenso medio annuo è di 471 euro netti , senza diritti di maternità, malattia, maternità, indennità di disoccupazione. Insomma una pratica che produrrà instabilità lavorativa, bassa professionalità, e un buco fiscale nelle casse dello Stato con un indebolimento del sistema di sostegno al reddito».
