LECCE (di Carmen Tommasi) – Un ricordo è per sempre, un’emozione rimane stretta nel cuore e un sorriso resta impresso, inchiodato, nella mente. L’odore di una persona che non si può più “riassaporare”, lo si ricorda soltanto con nostalgia. Un abbraccio che non si può più rivivere, lo si sogna nella mente e col cuore. Perché qualcuno ce lo ha strappato via con violenza e altre volte più dolcemente, ma pur sempre strappato. Proprio da lei, dalla morte. Quel giorno fatto di lacrime e voglia immensa di ritornare indietro, anche per un solo “maledetto” instante. Momento in cui l’essere umano, o meglio chi ha perso la persona amata, si sente impotente, inerme e senza forze. E con il desiderio di essere protetto e riabbracciato da chi è volato via, ingiustamente (forse).
La Commemorazione dei defunti, dal latino Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum, ossia Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti, è una ricorrenza della chiesa cattolica che si festeggia il 2 novembre. Anticamente preceduta da una novena e celebrata, appunto, il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue di un giorno la festività di Ognissanti del primo novembre.
Il colore liturgico è il viola, simbolo della penitenza, dell’attesa e del dolore, utilizzato anche nei funerali. O anche il nero. Il colore che, forse, rappresenta maggiormente lo stato d’animo di chi non potrà mai più riabbracciare la persona amata. Almeno su questa terra. Il colore di chi vorrebbe sorridere con gli occhi nel ricordo di chi è volato via, ma lo fa con la sola forza del ricordo. Del potente ricordo, un’arma invincibile e eterna. È proprio vero “Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”.