TREPUZZI- Tanta “strada”, tanta umiltà e la necessità di stare “fuori” dal palazzo, per poter essere indipendenti nel giudizio: il giornalismo, quello buono, nel nome di chi lo ha praticato, vissuto, fino alla fine. A Trepuzzi, il premio nazionale dedicato a Maurizio Rampino, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno scomparso il 14 Giugno 2006, ha toccato quota nove edizioni. Ed è stata emozione, ancora, nella piazzetta antistante la Chiesa dell’Assunta.
Dopo Antonio Padellaro (2011), Luca Telese (2012), Riccardo Iacona (2013) e Corrado Formigli (2014), il premio alla carriera, quest’anno, a Sandro Ruotolo, intervistato sul palco da Pierpaolo Lala. Giornalista d’inchiesta, una lunga esperienza iniziata al Manifesto e proseguita in Rai. Lì Ruotolo ha iniziato a collaborare con Michele Santoro. E da allora il loro lavoro è proseguito fianco a fianco, da Samarcanda a Servizio Pubblico. Innovatore nel linguaggio e nell’approccio, ma con un’attenzione costante alla lotta alle mafie. Gli è costata la recente minaccia del capo dei Casalesi Michele Zagaria e, da due mesi, una vita sotto scorta.
Poi, la premiazione per i migliori articoli, servizi e reportage editi e inediti sul tema “Immigrazione tra integrazione, speranza, solidarietà e intolleranza”. Una frontiera con cui il giornalismo è chiamato a confrontarsi correttamente.
Riconoscimento anche per Telerama, con il reportage “Chi ha paura dello straniero? L’altra accoglienza nelle piccole comunità” della nostra collega Tiziana Colluto, un lavoro sulla vita dei migranti accolti a Castiglione d’Otranto e le diffidenze superate dai residenti, a dispetto dei timori alimentati da una certa propaganda politica. Premiati anche il triestino Andrea Luchetta, con “Sognando San Siro”, pubblicato su Extra Time, inserto della Gazzetta dello Sport; Maria Rosaria De Lumè, con “Da Corigliano a Gallipoli passando per il Marocco, Tunisia, India, Afghanistan… il mondo”, pubblicato su PiazzaSalento.it. Per la categoria inediti, invece, riconoscimento a Silvia Dipinto, giornalista di TelaBari, con il video “Nuove Schiavitù: storie di popoli”.