CronacaPolitica

92 anni fa il trasformismo filo fascita, la borghesia leccese diventa mussoliniana

LECCE- Ogni epoca ha i suoi trasformisti e molti successivi antifascisti subirono l’innamoramento mussoliniano in ogni parte d’italia compreso il Salento. I primi ed autentici furono dei giovani capeggiati da Ernesto Alvino che partirono armati di manganelli, ottenuti dai piedi dei tavoli, e dopo 20 ore di viaggio parteciparono ai lavori del Consiglio Nazionale dei Fasci a Napoli per poi proseguire, in 7-8, verso la marcia romana. I primi segnali dell’organizzazione fascista a Lecce si colgono dalle cronache del Corriere del Meridione e la sera del 28 ottobre vennero occupate pacificamente le sezioni socialiste e la camera del lavoro.

Nominato Mussolini, il primo raduno nero fu a Lecce presso il convitto Palmieri e da quel giorno si immolarono Camice del futuro Regime, tanti rampolli ed esponenti della borghesia salentina che ottennero anche l’espulsione dal movimento fascista di quei giovani che, credendo subito al Duce e nascondendolo ai propri genitori, si recarono sino a napoli ed a Roma.

Dai notabili leccesi Fazzi, Pellegrino e Grassi, ai Vallone di Galatina, passando per i Codacci Pisanello di Tricase sino ai Tamborrino di Maglie, dal giorno della nascita del Governo Mussolini, non riconobbero più le origini radicali o liberali ed i fascisti popolari della prima ora furono, anche nel Salento, emarginati dai nuovi balilla leccesi.

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