Cronaca

Uccise il figlio a coltellate, assolto in appello: “Non era capace di intendere”

GUAGNANO- Secondo i giudici della Corte d’Appello al momento dell’omicidio, a causa del suo stato di ubriachezza, non era capace di intendere e di volere. Quindi, non imputabile. Per questo Enzo Caretto, 72 anni di Guagnano, condannato in primo grado a 30 anni per l’omicidio del figlio Giovanni, è stato assolto.

L’anziano è stato scarcerato perché ritenuto non più pericoloso e perché la detenzione non era compatibile con le condizioni di salute fortemente compromesse. Incapace di intendere e di volere per una dipendenza dall’alcol cronica: questa la motivazione che ha portato i giudici della Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Rodolfo Boselli, a ribaltare la sentenza in primo grado.

L’omicidio risale al 23 gennaio di due anni fa. Al termine di una furibonda lite in famiglia avvenuta in una palazzina di via Carlo Alberto dalla Chiesa, alla periferia di Guagnano, Enzo Caretto impugnò un coltello e uccise il figlio 32enne intervenuto per difendere l’anziana madre e la sorella disabile. Il ragazzo, che lavorava presso il Multisala di Surbo, morì dissanguato sul pavimento di casa. Nonostante l’arrivo del 118 non ci fu nulla da fare.

Caretto fu fermato subito dai carabinieri di Campi Salentina che presero in mano l’indagine. Sono state una serie di perizie disposte dalla procura ad accertare come l’assassino avesse seri problemi a causa dell’alcol che aveva, ormai da tempo, minato il suo fisico e la sua mente. Le liti, anche violente, erano all’ordine del giorno, e i suoi familiari le subivano. Quella sera il suo tasso alcolemico, come accertato dalle analisi del sangue effettuate in ospedale, era elevatissimo.

I suoi legali Sabrina Conte e Vincenzo Carbone, hanno sempre puntato sull’incapacità di intendere e di volere al momento della coltellata mortale. Tesi accolta dalla corte.

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