Cronaca

Omicidio Frisenda, interrogato l’assassino: “Ero lì per caso, ho sparato accecato dalla gelosia”

COPERTINO- Davanti al gip Carlo Cazzella l’assassino di Fabio Frisenda, in carcere dall’alba di martedì, ha mantenuto la sua versione dei fatti: “Non volevo ucciderlo, ero andato nell’azienda di infissi per parlare con il titolare, non sapevo nemmeno che lui lavorasse lì”.

E ha confermato, come già detto agli inquirenti al momento del fermo di essere stato spinto dalla gelosia. Un raptus alla vista di quell’uomo che due anni fa avrebbe importunato la sua donna mentre lui era in ospedale, ferito durante un agguato. Una confessione piena davanti al giudice, al pm Guglielmo Cataldi e all’avvocato difensore Elvia Belmonte durante l’interrogatorio di garanzia al termine del quale l’arresto è stato convalidato. 

Nessuna premeditazione quindi, ma un movente passionale che lo avrebbe portato ad un raptus passionale incontrollabile. Movente sul quale, come ribadito dal procuratore capo cataldo motta, ci sono molti dubbi.  Margari ha poi raccontato di aver fatto tutto da solo, con lui quella mattina non c’era nessuno. Ha raggiunto con la sua audi via S. Cosimo, si è trovato davanti Frisenda, ne è nato un litigio, poi l’inseguimento, l’omicidio e la fuga.

margari

Ha tracciato nei dettagli l’itinerario compiuto così da permettere agli inquirenti di accertare attraverso le telecamere di videosorveglianza disseminate nel paese il fatto che in macchina fosse solo. Per questo l’avvocato chiederà che tutti i filmati vengano acquisiti e visionati.

“Prima di quella mattina del 4 luglio non avevo mai incontrato Frisenda”, dice Margari, “non lo vedevo da oltre un anno”. Versione che contrasta con quella di un litigio avvenuto qualche giorno prima dell’omicidio in una pubblica via di Copertino, quando sarebbero volate le prime minacce di morte.

Margari rimane in carcere mentre le indagini dei carabinieri continuano. I punti ancora da chiarire sono molti: primo tra tutti il movente che non convince, poi la presenza di un possibile complice, tesi che sarebbe avvalorata dai testimoni chiave dell ‘ indagine, che avrebbero visto due persone a bordo dell’Audi.

Mariella Costantini

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