RACALE- La versione fornita al giudice non si è discostata da quella raccolta a caldo dai carabinieri di Racale mentre ancora sanguinante veniva portato in caserma con le manette ai polsi. Francesco Mastroleo aveva appena ucciso, con 14 coltellate, l’amico Egidio Gilberto Sava, sorpreso in casa a rubare.
“Era un ladro, non ci ho visto più”, aveva dichiarato ai militari, e lo ha ribadito davanti al giudice Antonia Martalò nell’interrogatorio di garanzia durato circa un’ora, al termine del quale c’è stata la convalida dell’arresto.
Assistito dall’avvocato Massimo Basurto, il 37enne ha ricostruito minuto per minuto quanto accaduto quel pomeriggio nella sua casa di via Milano, diventata da tempo un porto di mare per tossicodipendenti. Ha raccontato di essere entrato nella villetta intorno alle 13 e di aver trovato quella che di lì a poco sarebbe diventata la sua vittima in giardino intenta ad iniettarsi del metadone nel piede. Aveva prelevato la sostanza da un cassetto della stanza da letto senza chiedere il permesso e si era infilato al dito l’anello della madre di Mastroleo, morta anni prima in un incidente stradale.
È stato a quel punto che l’assassino non ci ha visto più e dopo una colluttazione ha afferrato un coltello da cucina poggiato in un lavandino ed ha iniziato a colpire Sava, per 14 volte , come ha confermato l’autopsia.
I due si sono spostati fuori. “Il coltello lo avevo già lasciato” ha raccontato Mastroleo, “l’ho inseguito per bloccarlo, perché non scappasse con l’anello, ho urlato ai vicini di chiamare i carabinieri, ma non credevo morisse”.
L’avvocato Basurto si è opposto alla detenzione in carcere valutando per una alternativa in virtù di conclamati problemi di salute: oltre alla tossicodipendenza Mastroleo riceve una pensione d’invalidità per problemi di carattere psichico.
