TARANTO- Il porto di Taranto resta tagliato fuori nella corsa per la rottamazione della costa Concordia. A certificare l’esclusione le parole del capo della protezione civile Gabrielli. Tra gli scali in lizza per il maxi appalto cita tre porti italiani e non quello ionico . Anche se probabilmente i lavori alla fine saranno dirottati fuori dall’Italia per ragioni di economicità. Taranto, dunque, nonostante le pressioni di Vendola, Stefano e del vescovo, resta a terra.
La presa di posizione del commissario delegato all’emergenza nasce dunque dall’esigenza di uscire da un empasse in cui si è finito in quest’ultimo periodo. Anche perché nella conferenza stampa di gennaio scorso, quando la Costa annunciò la seconda fase del progetto di rimozione, promettendo che la scelta del porto sarebbe stata fatta “entro fine febbraio, inizio marzo”, fu proprio Gabrielli a metterci la faccia. Ma ad oggi quella scelta non è ancora stata fatta. E l’indicazione del porto non è affatto un elemento secondario all’interno dell’intera operazione: perché senza una meta finale, la Concordia non si muoverà dal Giglio.
Anche la Puglia, con il governatore Vendola, si è fatta sentire spesso, nonostante Taranto non abbia neanche presentato un progetto a chi deve fare la scelta. A Genova, invece, stanno lavorando in silenzio ma i legami tra la Costa e la città ligure non sono un segreto per nessuno. Il sindaco Orlando, poi, rilancia la candidatura di Palermo: “Ancora una volta sollecitiamo la scelta della nostra città”, dice, chiedendo a Fincantieri di esprimere “con chiarezza la sua posizione e disponibilità per i Cantieri navali di Palermo, che sono in condizione da subito di realizzare gli interventi necessari per la Costa Concordia”. Il discorso dei costi ha invece dei destinatari privati.