Cronaca

Scandalo Big Pharma, a Lecce già spesi 278mila euro per il Lucentis

LECCE- La Corte dei Conti accende un faro sulla spesa farmaceutica nella Asl di Lecce, un pozzo che ha assorbito un qualcosa come 133.735.502 euro nel 2012, cifra elevatissima, eppure ridotta del 12,22 per cento rispetto al 2011. I giudici contabili vogliono vederci chiaro e avviano un’indagine per cercare di capire in quali rivoli sia andato a finire quel fiume di soldi pubblici e se siano tutti legittimi. Ciò che è certo è che le anomalie ci sono. In cinque categorie di farmaci, infatti, si registrano dati di consumo e di spesa netta pro capite superiori rispetto alla Puglia ed all’Italia.

Si tratta di medicinali cardiovascolari, gastrobetabolici, antimicrobici, respiratori, neurologici, per i quali il boom di prescrizioni fa drizzare le antenne.

Un tassello choc che si aggiunge a quello delle categorie di farmaci per cui abbiamo dati inferiori solo rispetto a quelli pugliesi, ma molto superiori rispetto a quelli delle altre Regioni. In particolare, si registra un incremento dei consumi di statine, di cui continuano ad essere utilizzate più quelle ad alto costo rispetto a quelli generiche

La classe dei farmaci inibitori della pompa acida, inoltre, nell’anno 2012 nella ASL LE ha avuto il consumo più alto rispetto a tutte le aree geografiche prese in esame, peraltro in aumento rispetto all’anno precedente (+8,46).

Pur se in decremento nel tempo l’uso degli antipertensivi, si hanno valori di consumo e di spesa notevolmente maggiori rispetto al territorio nazionale e alle Regioni di confronto.

Dati ora da scandagliare. E arrivano nel pieno dello scandalo su big Pharma, successivo alla multa da 180 milioni di euro comminata dall’Antitrust alle due multinazionali Roche e Novartis. Un terremoto che ha effetti diretti sulla spesa pubblica anche a Lecce. Solo nel 2013, qui sono stati spesi 278.107 euro e nei primi mesi di quest’anno 47.642 euro per l’acquisto del Lucentis, il farmaco per la cura della maculopatia agli occhi pagato a peso d’oro, 900 euro, ma che pure, secondo tutti gli studi scientifici condotti sul piano internazionale, poteva essere sostituito con uno decisamente meno costoso, l’Avastin, il cui prezzo oscilla tra i 15 e gli 80 euro.

Gli effetti del cartello che avrebbero messo in piedi le due case farmaceutiche per spartirsi il mercato sono visibili, dunque, anche nel bilancio della Asl salentina.

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