LECCE- Per trovare una città salentina bisogna scorrerla quasi tutta questa classifica. E arrivare fino in fondo. Per qualità della vita, Lecce si colloca al 90esimo posto in Italia, Brindisi al 92esimo, Taranto al 104, recuperando tre posizioni rispetto allo scorso anno e lasciando la maglia nera a Napoli. A poco vale aver scalato posizioni, una Lecce e ben 12 Brindisi.
A poco vale che la capitale del barocco sia la prima città di puglia, 7 punti in più rispetto a Bari. La fotografia che traccia del Salento l’edizione 2013 della qualità della vita nelle province italiane è comuqnue impietosa. È stata appena pubblicata dal Sole 24 ore e con 36 indicatori articolati in sei capitoli passa ai raggi X la vita del territorio.
Ciò che è certo è che, quanto a tenore di vita, Lecce è tra le 10 città più povere d’Italia, peggio delle altre salentine, con un Pil pro capite di 14.800 euro e risparmi medi non superiori a 11mila euro. Ciò nonostante, i consumi sono in salita.Fanalino di coda, per tutte, quanto ad affari e lavoro. abbiamo poco spirito d’iniziativa e scarsa propensione a investire e un’occupazione femminile che è solo una chimera. Lecce recupera solo in quanto a start up innovative, per cui si piazza al 28esimo posto.
Si sprofonda sul fronte Servizi, ambiente e salute: Lecce peggiora e si piazza all’84esimo posto, peggio delle altre province pugliesi. A inchiodare, tutti, sono i tempi della giustizia, le strutture per i più piccoli, insufficiente la pagella ecologica, che vede il leccese peggio del tarantino, si recupera, piazzandosi a metà strada, per sanità e infrastrutture. E per fortuna che ci pensa il clima a risollevare le sorti.
Il focus sulla popolazione lascia di stucco. Emorragia di giovani ovunque, meno nascite e troppe coppie in crisi a brindisi. Va meno peggio sull’ordine pubblico, dove ci si posiziona intorno al 60esimo posto o giù di lì, mentre il tempo libero è una lacuna da colmare: 81esima è Brindisi, 82esima Lecce, Taranto 104esima. Vanno bene solo librerie e connessioni veloci, in panne ci sono la ristorazione e le sale cinematografiche. In tempi di crisi, insomma, vale la pena rispermiare e leggere un libro.