Cronaca

Fotovoltaico selvaggio, richiesta di rinvio a giudizio per 15 indagati

BRINDISI – Ben 21 capi di imputazione, tra cui illecito edilizio ed ambientale, pendono ora a vario titolo, sulle teste di 15 persone rinviate a giudizio dalla Procura di Brindisi, nell’ambito di una maxi inchiesta sui parchi fotovoltaici ricollegabili al colosso ‘Globar Solar Found’, fondo  cinese che investe in tutto il mondo, nelle energie rinnovabili.

Energia solare, nella fattispecie,  col trucco, secondo il Procuratore di Brindisi Nicolangelo Ghizzardi che alla fine di una complessa attività di indagine, ha formalizzato la sua richiesta di rinvio a giudizio per i salentini Paride De Masi, di Casarano (ex Presidente del comitato ‘Energie rinnovabili’ di Confindustria Puglia e venditore, di fatto, della società ‘Italgest’ e tutti i suoi progetti sul territorio a GSF) e Armando Cavallo di Ostuni.

Ma anche dei ‘forestieri’ Simone Azzini, di Firenze, Gaetano Buglisi, Milazzo, Sebastiano Buglisi, Castroreale, i messinesi Francesco Coppolino e Antonio Puliafico, i romani Raffaele Federici e Mariangela Zanazzo, Carmine Di Giglio (country manager per l’Italia di GSF, fondo investimento cinese che investe nelle energie rinnovabili) di Torre del Greco, Domenico Fiacco di Todi, il bolzanese Roberto Saija, Ettore Zanazzo di Imperia e gli ‘stranieri’ Carlos Gomez Puyol di Madrid Domenico Catalfano, nato a Scherzngen, ma residente a Funari.

Tutti legali rappresentanti o progettisti di alcuni parchi fotovoltaici costruiti tra Brindisi e Tuturano dalle società ‘Geos srl’, ‘Girasole srl’, ‘Photos srl’, ‘Apulia Renewable srl’, ‘Dalia Sholar spa’ e altre ditte incaricate dell’esecuzione dei lavori.

Al vaglio degli inquirenti, anche le posizioni di Gaetano Buglisi e Roberto Saija, ‘sviluppatori’ di alcune tra le piattaforme fotovoltaiche in esame. Nella richiesta di rinvio a giudizio, emergono i diversi capi di imputazione, che vanno dai presunti illeciti edilizi e ambientali a presunte false attestazioni, grazie alle quali le società in questione avrebbero percepito finanziamenti pubblici per svariate centinaia di migliaia di euro. Di più.

Al vaglio della Procura, anche l’arcinoto ‘escamotage’ del frazionamento dei campi, suddivisi al fine di evitare procedure di autorizzazione ben più complesse. Da un punto di vista strettamente ambientale, invece, alcune società avrebbero avvallato, al momento dei lavori, il miscelamento di rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi in siti potenzialmente contaminati, per la presenza di componenti inquinati, velenosi e cancerogeni.

I 15 imputati compariranno davanti al Gup Tea Verderosa, il prossimo 9 gennaio. In quella sede, i difensori cercheranno, ovviamente, di evitare il coinvolgimento nella fase processuale che per la tipologia delle accuse, si preannuncia particolarmente complessa.

Interpellato telefonicamente, l’Avvocato Fabio Paternello, legale dell’imputato Simone Azzini, ha dichiarato: “In casi simili è davvero difficile, anche per l’Autorità Giudiziaria, individuare con precisione le singole condotte e responsabilità degli indagati nella fase delle indagini; confido che nelle fasi successive, magari già davanti al Gup, si riesca a fare un minimo di chiarezza sui singoli episodi e sulla totale estraneità alle ipotesi di reato di chi, come il mio assistito, ha avuto nella vicenda un ruolo tecnico, meramente esecutivo, per realizzare quanto previsto nelle tavole di progetto”.

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