Politica

Il Governo ha deciso: Brindisi e Taranto unica Provincia, parola al Parlamento

BRINDISI – Gli abitanti non devono essere meno di 350mila e la superficie deve estendersi per 2.500 metri quadrati, se non si rispettano questi requisiti allora la Provincia non esiste. Lo ha stabilito il Consiglio dei Ministri che con questa decisione ha cancellato 64 Province italiane e quindi Brindisi e Taranto. Resta, invece, Lecce svuotata  di molteplici poteri. Brindisi e Taranto rispettato il requisito della popolazione, ma non quella della estensione e quindi saranno accorpate, un’unica Questura, Prefettura e Motorizzazione. E quindi un unico Presidente. La posizione del Presidente della Provincia di Brindisi è nota da tempo. “Volevano farci sembrare la casta della politica – afferma Ferrarese – ma la politica della Provincia costa meno della politica italiana. Nessun  politico ha ostacolato questo abuso al territorio. Ma non sarò io il liquidatore della mia Provincia”.

Il Presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido parla di incasinamento istituzionale. “Un progetto ha senso- dice Florido- solo se si affronta il tema delle risorse, poteri e autonomie. Una super Provincia sarebbe solo un carrozzone inutile, senza soldi né poteri”.

Resta, invece, la Provincia di Lecce ma svuotata di numerose competenze, avrà poteri su ambiente, trasporto e viabilità. Insomma né carne né pesce, dice qualcuno. Il decreto dovrà  essere convertito in legge, quindi, dovrà essere discusso in Parlamento, dovranno esprimersi le forze politiche. Per il pidiellino Michele Saccomanno sarebbe stata necessaria l’abolizione di tutte le Province senza distinzione. “Non si può stabilire l’abolizione di una Provincia in merito alla sua estensione territoriale – afferma Saccomanno – quando conta 450mila abitanti come Brindisi cercheremo di intervenire su questo”.

Discussione ancora tutta aperta per il Senatore tarantino del Partito Democratico Ludovico Vico: “La discussione deve essere ancora fatta – spiega Vico- i requisiti per una Provincia devono andare oltre i due richiesti stabiliti dal Governo, perchè bisogna anche considerare il prodotto interno lordo, il numero dei Comuni. Nella discussione porteremo queste valutazioni”.

Per il salentino Rosario Giorgio Costa, Senatore  del Pdl, la Provincia di Lecce merita di essere mantenuta autonoma.  “E non è causale – dice Costa – che il CdM abbia modificato i parametri, Lecce resta nelle condizioni per continuare a lavorare, d’altro canto ha una popolazione che stimata attorno ai 700mila abitanti. Non trovo giusta la configurazione dell’ente a secondo livello. E’ giusto che si mantenga la democraticità dell’istituzione con l’elezione diretta dei rappresentanti. Avrei preferito che si fosse tornati alla Provincia di Terra d’Otranto. Ovvio che ora si dovrà riformare, dopo le Province, anche le Regioni. Partecipate? Giusto privatizzarle”.

Il leccese Lorenzo Ria, dell’Udc é  d’accordo sugli accorpamenti. “Ora si passi – sostiene Ria – alla ridefinizione dei confini dei nuovi enti. Molti Comuni chiederanno di essere annessi ad una o altra Provincia. La configurazione ad ente di secondo livello è giusta, la Provincia braccio operativo della Regione, ente intermedio. Torna la centralità del Comune, come istituzione più vicina al cittadino. Sulle deleghe ho qualche dubbio su formazione professionale che sarebbe dovuta restare di competenza della Provincia. Bene privatizzare le partecipate”.

Sulla vicenda anche il Movimento Regione Salento, tra i primi a sostenere l’abolizione di tutte le Province, questo si rivolge alla politica e ai Parlamentari, accusandoli di non aver avuto coraggio.  “Il minestrone è servito – scrive il Presidente del Movimento Paolo Pagliaro – il solito pastrocchio all’italiana. La soppressione di alcune Provincie e l’accorpamento di altre giunge ad inutili risultati. Così non funziona. Dobbiamo svegliarci. Non si possono accettare, senza reagire, decisioni così drastiche calate dall’alto. Ci vuole coraggio. Quello che manca ai nostri Parlamentari è proprio il coraggio. Allora diciamo che “se non sono in grado di opporre resistenza, che stiano a riposo e lascino ad altri il tempo delle scelte coraggiose”.

di Lucia Portolano

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