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Fine vita, “lasciar morire è diverso da far morire”

LECCE- E’ un tema complesso, una frontiera del diritto da sempre e ora lo è ancora di più, dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale sul caso di Marco Cappato, l’esponente dei Radicali imputato per aver aiutato dj Fabo a morire, accompagnandolo presso una clinica in Svizzera per praticare il suicidio assistito, a quattro anni da quell’incidente stradale che lo aveva reso tetraplegico e cieco.

A Lecce, nell’aula magna del Palazzo di Giustizia, il Centro Studi Livatino ha voluto discutere di questo, mettendo a confronto giuristi e medici. La sentenza della Corte, ancora non nota nelle sue motivazioni, stabilisce che, a determinate condizioni, il reato di assistenza al suicidio e anche di omicidio del consenziente possa essere ritenuto non punibile. Tra i relatori, oltre al presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi, anche Alfredo Mantovano, consigliere presso la Corte Suprema di Cassazione Penale.

Lasciar morire – ha spiegato Mantovano – è diverso da far morire. Nel momento in cui ci si oppone al suicidio e soprattutto a quello di Stato come sembra venir fuori dal preannuncio della Corte Costituzionale, non si intende in alcun modo giustificare l’ostinazione terapeutica. Si intende, invece, puntare a quello che può alleviare il dolore e che la stessa Corte sottolinea essere necessario. E cioè a una piena applicazione di quelle cure palliative che sono strumento principale per rispettare chi versa in certe condizioni piuttosto che agevolare quel grido di disperazione che il dolore porta e fa prendere in considerazione l’ipotesi di suicidio”.

Per i giuristi, la sentenza della Corte potrebbe alterare non soltanto l’art. 580 del codice penale – sottoposto al suo giudizio di legittimità – ma un quadro più ampio, che include la funzione del medico, la solidarietà e la cura di disabili e anziani. “È un tema estremamente interessante che tocca i profili della parte terminale della vita di ciascuno di noi – spiega Antonio De Mauro, presidente dell’Ordine degli avvocati di Lecce-. Bisogna cercare di comprendere come il diritto possa rispondere a questa esigenza sia dal punto di vista giuridico che medico visto che il medico è chiamato a porre in essere le terapie per la cessazione delle funzioni vitali del soggetto”.

Una riflessione seria, quella stimolata dal Centro Studi Livatino, che riunisce giudici, docenti universitari, avvocati e notai che studiano le questioni relative al diritto alla vita, alla famiglia, alla libertà religiosa e ai limiti della giurisdizione, in coerenza col diritto naturale.

 

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