Cronaca

Relazione DIA: a Taranto nuove leve Scu, a Brindisi la mafia è donna

TARANTO/BRINDISI – Un quadro criminale senza “colpi di scena” quello che la Direzione Investigativa Antimafia ha riscontrato a Taranto.Scevro da particolari criticità e cambiamenti strutturali -si legge- in cui le consorterie continuano a spartirsi il territorio attraverso un condiviso patto di non belligeranza“. Questo periodo di apparente quiete, tuttavia, non ha impedito il verificarsi di alcuni episodi intimidatori e di ritorsione tra soggetti di differenti clan.

Nel capoluogo le numerose e strutturate aggregazioni delinquenziali, facenti capo agli elementi carismatici della malavita jonica, sono risultate operare in “zone” tendenzialmente coincidenti con i rioni o i quartieri. Le dinamiche interne dimostrano come i clan tendano continuamente a rimodularsi, soprattutto in funzione del ritorno in libertà di alcuni esponenti di primo piano del panorama criminale che riescono a riaffermare il proprio potere criminale.

I clan storici della mafia tarantina (D’ORONZO-DE VITIS, RICCIARDI, CESARIO, CICALA, PASCALI e DI PIERRO) detengono un primato intoccabile.

Traffico di stupefacenti, estorsioni e usura si confermano nel semestre 2018 le attività più fruttuose. Il narcotraffico non solo costituisce lo strumento principale di affermazione dell’egemonia criminale nella zona di competenza, ma rappresenta anche il volano economico delle altre attività criminali.

Sotto la lente della Direzione Investigativa c’è anche la propensione degli esponenti di vertice ad insinuarsi nel circuito dell’economia legale, come per esempio nel mercato ittico, “dove mirano -evidenzia la relazione- all’esercizio monopolistico dell’intera filieraM e nella gestione di centri scommesse, slot machine e video-lottery“. I sodalizi più strutturati – si legge ancora – esercitano anche azioni di condizionamento della gestione della pubblica amministrazione, con riferimento allo scioglimento disposto in aprile del Comune di Manduria, all’esito dell’inchiesta giudiziaria “Impresa” che aveva messo in evidenza le ingerenze da parte della frangia tarantina della Sacra Corona Unita nella gestione di quell’Amministrazione locale.

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A Brindisi, dopo una fase di turbolenza registrata nel corso del 2017 (connotata da intimidazioni, conflitti a fuoco e ferimenti tra bande rivali), sembra essere ritornata una situazione di apparente stabilità. In città è confermata la presenza dei gruppi criminali BRANDI e MORLEO entrambi attivi nel traffico di sostanze stupefacenti e nelle estorsioni. Comprovata, in provincia, l’intesa criminale raggiunta dai due maggiori e predominanti schieramenti un tempo contrapposti: i mesagnesi e i tuturanesi.

In generale, il traffico degli stupefacenti rappresenta la principale forma di finanziamento anche per le neoaggregazioni delinquenziali che nel tempo sembrano replicare sempre di più il modello Scu.

Sul fronte “traffico di droga” la collaborazione delle organizzazioni albanesi resta una costante.Non a caso è confermato il ruolo strategico del Porto di Brindisi, “divenuto, nel tempo – si legge – approdo per sostanze stupefacenti, prodotti di contrabbando e merci contraffatte“.

Altra fonte di illecito arricchimento l’esercizio del racket estorsivo, come dimostrano i numerosi episodi incendiari e danneggiamenti perpetrati ai danni di capannoni industriali, aziende commerciali e locali notturni.

Spicca infine, nell’intera provincia, l’abilità delle donne (mogli e parenti dei boss) ad assumere ruoli primari nella gestione delle attività dei gruppi criminali.

E.Fio

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