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Processo “Galatea 2”, assoluzione e prescrizione per Flavio Fasano

GALLIPOLI- Si conclude con l’assoluzione dal reato di abuso d’ufficio perchè il il fatto non sussiste e la prescrizione per il resto delle imputazioni il Processo di appello “Galatea 2” a carico dell’ ex Sindaco di Gallipoli e già Assessore Provinciale Flavio Fasano. I fatti contestati sarebbero avvenuti tra la fine del 2008 ed il 2009. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e condotta dai carabinieri del Ros di Lecce, fece luce su un presunto malaffare della politica sull’asse Lecce-Gallipoli. In particolare su probabili forzature nella gestione della cartellonistica stradale, la trasformazione del vecchio istituto Nautico di Gallipoli in una struttura turistica e per l’assunzione di un dirigente al Comune di Parabita. L’ex sindaco di Gallipoli, e l’allora amministratore unico della società  mista del Comune, si sarebbero adoperati affinchè l’appalto da due milioni ed 800mila euro per la rimozione dei cartelloni abusivi e la gestione dei nuovi impianti venisse assegnato proprio alla “Five”, nel frattempo consorziata con la “Cotup”. Proprio per questa operazione sia Fasano che Siciliano il 17 maggio del 2010 finirono agli arresti domiciliari con un’ordinanza dell’allora giudice per le indagini preliminari Andrea Lisi. Contestualmente, il gip applicò la misura dell’obbligo di dimora per il socio della “Five”, Giovanni Lagioia e il dirigente del servizio strade della Provincia, l’ingegnere Stefano Zampino.

Soddisfazione è espressa dallo stesso Fasano: “Dopo ben nove anni di un processo che non doveva nemmeno mai sorgere, finalmente è stato messo quest’oggi un punto fermo e comunque definitivo: ero e sono innocente su tutto quanto mi è stato contestato. La Corte d’Appello di Lecce ha cassato per intero la Sentenza del Tribunale di Lecce. Sull’applicata “prescrizione” per alcuni capi, vale solo la pena di evidenziare come questa è solo il frutto di una grave patologia del processo che vede come unici responsabili proprio gli stessi magistrati che per loro esclusiva inerzia impediscono il normale corso della verità processuale”. La Corte di Appello ha disposto anche per gli altri tre imputati, e sempre per prescrizione l’estinzione dei reati.

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