LECCE- Giovanni Semeraro si è “per lungo tempo attivato per occultare le conseguenze della sua illecita condotta, dichiarando falsamente di aver rimosso tutti i serbatoi interrati presenti, ripristinando lo stato dei luoghi”. C’è anche questo nelle motivazioni depositate a corredo della sentenza di condanna a due anni e due mesi inflitta dalla Corte d’Appello all’ex patron dell’U.S. Lecce, confermando la pena comminata in primo grado.
A Semeraro si è contestato l’ “avvelenamento colposo della falda acquifera sottostante il cantiere dell’Università del Salento e inadeguata attività di messa in sicurezza e caratterizzazione dei luoghi contaminati”.
Si tratta della contaminazione delle acquee nei pressi dello Studium 2000, vicino al cimitero di Lecce, da attribuire, secondo i consulenti tecnici della Procura, all’ex deposito di carburanti che avrebbe dovuto essere messo adeguatamente in sicurezza già a partire dal 1998.