Cronaca

La morte del senzatetto risveglia la città: “Dormitorio pubblico entro fine mese”

LECCE- La morte per stenti e per freddo di un senzatetto che viveva nella stazione di Lecce risveglia la città sulla necessità da sempre rimandata di un dormitorio pubblico, alla cui mancanza sopperisce per quanto può la Caritas con le sue strutture di ospitalità.
“Quanto accaduto ieri rappresenta una sconfitta per tutti noi”, dice la neoassessora alle Poltiche sociali del Comune di Lecce, Nunzia Brandi, che assicura “che entro la fine di questo mese verrà aperta la Masseria Ghermi, il “Centro di accoglienza per persone senza fissa dimora: progetto Koinè”, ubicato in via Adriatica e destinato ad accogliere persone senzatetto ed ex-detenuti avviati a un percorso di inserimento sociale”.

L’immobile, com’è noto, fa parte dei beni confiscati alla mafia trasferiti dall’Agenzia del Demanio al patrimonio indisponibile di Palazzo Carafa. Una struttura ormai indispensabile, visto il disagio crescente, visti i 60 posti letto che verranno messi a disposizione. “E’ di settembre la conferenza stampa in pompa magna per l’apertura del centro, ma dopo cinque mesi non è ancora attivo e funzionante”, ha rimarcato il consigliere comunale del Pd Antonio Rotundo.

Chiede l’urgente apertura di Masseria Ghermi anche il comitato “Pronto soccorso dei poveri -Lecce”: la scomparsa di Dino, 49 anni, è giunta, infatti, dopo quella di Sergio De Vergori, 64 anni, altro clochard morto in Piazza Mazzini, dopo aver rifiutato le cure del 118 in seguito ad una caduta. E prima ancora, c’è stato il tragico decesso di Veronica Piggini e Riccardo Martina, risucchiati da una voragine nel rudere occupato in via Taranto.

Storie impossibili da dimenticare e che richiedono “l’urgenza di un Piano Casa e l’apertura di uno sportello per l’Agenzia delle Locazioni al fine di monitorare esigenze e offerta di civili abitazioni”, come richiesto dal Sunia. La storia di Dino, però, riporta a galla anche un altro problema: fin dove arrivano i servizi sociali? Ed è opportuno che si fermino sulla soglia della burocrazia?

“Come Amministrazione, purtroppo, non eravamo a conoscenza della situazione di quest’uomo – dice Brandi – per il semplice fatto che Dino non è mai stato in carico ai Servizi Sociali. Dino non ha mai richiesto un alloggio popolare per trovare una confortevole dimora e il suo nome non faceva parte nemmeno dell’elenco, fornitoci dalla Polizia Ferroviaria, di uomini e donne che abitualmente dormono all’interno della stazione. Ma non solo, perché Dino ha sempre rifiutato l’accoglienza notturna offertagli dalla Caritas diocesana, così come ci ha riferito il direttore della struttura. In questo caso non avremmo potuto far nulla per una libera scelta di Dino”.

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