LECCE- Superfluo parlare ora, tecnicamente, della finale persa a Frosinone. Non ce n’è motivo, non ci sarà una partita per riparare agli errori, la serie B non la restituisce nessuno. E’ andata. Per la seconda volta in dodici mesi. Doppio colpo per i tifosi giallorossi che per la terza stagione consecutiva dovranno scontare le loro pene calcistiche sui campi di quella che sarà la nuova serie C.
Nuova solo per il nome che andrà ad assumere. Ma sarà sempre serie C. Anzi, le squadre che vi parteciperanno sembrano dare al campionato una dimensione ancora piccola. Così si conosceranno il Teramo, il Melfi, la Lupa Roma, il Lamezia. Tornerà il derby con il Foggia e le sfide con Messina Reggina e Cosenza.
Serve una nuova programmazione, se il termine progetto non è adatto a un campionato di serie C. Una parola bandita per questo campionato come si può evincere dalle dichiarazioni di Antonio Tesoro. Forse si dovrà percorrere una strada differente per programmare un campionato da vincere. Perché a Lecce non puoi non vincere. Perché non puoi sposare la causa giallorossa se non si hanno idee vincenti. I propositi no bastano. Con il blasone non si vincono i campionati, vero, ma la programmazione non può prescindere dalla storia dell’ultimo ventennio.
Il Lecce non è arrivato male alla finale. Vi è giunto meglio della passata stagione, ma non come l’avversario di turno. Il tecnico Lerda costretto a fare solo cambi forzati per colpa delle precarie condizioni fisiche o conseguenti a provvedimenti disciplinari. Sul piano umano, d’accordo con Tesoro, difficile mettere su un gruppo così.