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Sfruttate e costrette a prostituirsi. Blitz all’alba: 22 arresti

LECCE – Arrivavano in Italia con la promessa di un posto di lavoro, ma finivano per essere vendute e sfruttate sessualmente.

All’alba di martedì gli agenti della questura di Lecce hanno sgominato un giro di prostituzione con inquietanti retroscena. Donne che veniva lasciate a digiuno anche per una settimana se provavano a ribellarsi. Ma anche una bambina di soli quattro anni costretta a servire della cocaina su di un piattino a uomini e donne nudi, ragazze che venivano picchiate e costrette a compiere atti sessuali. Trenta gli indagati, 22 le persone arrestate, 21 condotte in carcere ovvero: Yanchev Anto Antov, 53 anni, detto “zio”, il figlio, Yanchev Yanek  Antov, 30, e la nuora Mitkova Milena Yancheva, 28; Todoro Stefcho Avramov, 60; Panayotova Tsvetana Ristova, 50; Boyanov Kiril Kirchev, 49; Milenov Plamen Petrov, 21; Milenov Stefan Petrov, 24; Mitkova Trifonka Trifonova,22; Danchov Ivan Tsekov, 36; Mariyanov Marchelo Chakarov, 30; Kiril Aleksandrov, 26 anni; Linchko Samuilov, 24; Fidanova Kirilka Ivanova, 35; Aleksander Borisov, 39; Danailov Ivan Georgiev, 34; Andrianov Galin Iliev, 35; Rosistsova Petya Naydenova, 30; Kamenov Pepi Milchev, 32; Zahariev Ventsislav Naydenov, 29 anni, tutti originari della Bulgaria; Gennaro Hajdari, 40, originario di Palermo ma residente nel campo Panareo a Lecce. Ai domiciliari è invece finito Luigi Ferrari, 51enne di Porto Cesareo.  I destinatari delle misure sono indagati, tra l’altro, per i reati di associazione per delinquere, di riduzione o mantenimento in schiavitĂą o in servitĂą, tratta di persone, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, alterazione di stato, estorsione, sequestro di persona, lesioni personali, minaccia e calunnia, con l’aggravante della transnazionalitĂ , per fatti che si sarebbero verificati dal 2021 a oggi tra Lecce e la Bulgaria.

Utili alle indagini si sono rivelate le intercettazioni ambientali e telefoniche, ma anche i video estrapolati dalle telecamere posizionate dagli investigatori in un’abitazione in via Serafino Elmi, a Lecce, e le osservazioni lungo la strada statale 101 Gallipoli-Lecce, all’altezza di Sannicola, uno dei luoghi dove veniva praticata la prostituzione, insieme allo scalo di Surbo. I principali luoghi in cui si svolgevano le attivitĂ  di prostituzione erano, tra le altre, la SS101 in localitĂ  Santa Teresa nel comune di Sannicola (LE), la SS274 al km 6 sullo svincolo “Torre Mozza – Lido Marini”, la SS 16 nei pressi della rotatoria Trepuzzi-Campi Salentina, la SS101 all’altezza dello svincolo per via delle Industrie.

Le indagini, iniziate nel 2021 hanno fatto emergere l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione che agiva nei confronti di non meglio determinato numero di giovani donne, prevalentemente di nazionalità bulgara e anche di altri paesi dell’est europeo che, con l’inganno e con la promessa di una vita migliore, sono state condotte in Italia e costrette a prostituirsi nella periferia di Lecce, o in altre zone di questa stessa provincia. 

Le indagini, coordinate dalla sostituta della Direzione distrettuale antimafia Giovanna Cannarile e dalle colleghe della Procura ordinaria Erika Masetti e Rosaria Petrolo, hanno permesso di ricostruire un giro di prostituzione di giovani donne bulgare che se provavano ad opporsi ai capi venivano minacciate e picchiate con calci, pugni, schiaffi, colpite anche con una mazza da baseball, ma anche prese per capelli e sbattute con violenza contro il muro, private dei telefoni cellulari e rinchiuse in una stanza a chiave. Lavoravano tutto il giorno, tutti i giorni, non conoscevano festivi o riposi, per strada, sfidando anche le intemperie. “Fa freddo e c’è vento. Possiamo tornarcene?”, ascoltano i poliziotti in un’intercettazione. “Quanto avete fatto oggi”, risponde uno degli aguzzini “Due caffè”, rispondono con un messaggio in codice. “Troppo poco” ribatte, lasciando lì le ragazze. I soldi guadagnati sarebbero stati reinvestiti anche in Bulgaria dove erano in corso i lavori di costruzione di un immobile. Proprio da questo particolare prende il nome l’operazione ribattezzata Money Transfer. Tra gli episodi raccontati nelle 900 pagine di ordinanza, anche una gravidanza non desiderata che termina con l’alterazione dello stato di nascita del neonato.

Sono stati documentati alcuni episodi di estrema violenza nei confronti di alcune vittime che, una volta giunte in Italia per essere avviate alla prostituzione, si erano dimostrate poco inclini ad assecondare le pretese degli aguzzini.

Secondo l’ipotesi accusatoria, allo stato confermata dal Giudice per le Indagini Preliminari, i sodali dell’associazione di cui trattasi, si sarebbero tutti adoperati, ognuno con compiti ben delineati, nel fornire il proprio e fattivo contributo finalizzato alla buona riuscita dell’attivitĂ  illecite poste in essere, evidenziando come gli stessi avrebbero avuto una parallela rete di sodali operanti in all’estero.

Proprio attraverso detta operatività, sono il gruppo criminale riusciva a controllare tutti i necessari passaggi, dall’adescamento delle giovani ragazze nelle loro zone di residenza, al viaggio ed attraversamento delle varie frontiere, sino alla loro destinazione in Italia, ove poi hanno appreso la triste realtà che le attendeva.

Sempre sotto il costante controllo degli sfruttatori, controllori e gestori altresì delle collaudate piazze o postazioni per l’esercizio del meretricio, alcune ragazze erano finanche sottratte ad altre organizzazioni criminali, verso le quali sono state pagate delle vere e proprie estorsioni giornaliere.

Le investigazioni hanno consentito di delineare i ruoli di ogni membro dell’associazione criminale: è stato accertato come alcuni si occupassero prevalentemente di reperire le giovani donne, altri dei viaggi e dei vari degli spostamenti, altri della logistica, altri ancora del controllo delle ragazze sulle postazioni e delle piazze ove si esercitava meretricio.

Secondo l’ipotesi accusatoria, la fiorente illecita attivitĂ  in danno delle giovani donne era agevolata anche da alcuni cittadini italiani che, approfittando di una maggior libertĂ  di movimento sul territorio, favorivano lo sfruttamento della prostituzione, preoccupandosi o di accompagnare le donne sulla “postazione di lavoro”, provvedevano anche ai loro piccoli bisogni, senza essere retribuiti bensì “accontentandosi”, magari, di un rapporto sessuale gratuito.

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