BARI- La data è certa, il 30 novembre, le regole tutte da scrivere. Il centrosinistra regionale trova l’intesa sul circoletto rosso da apporre sul calendario, ora il duello si sposta sul versante dei criteri che regoleranno le consultazioni di coalizione nel campo progressista.
Eventuale doppio turno, numero di firme da raccogliere per i candidati che disputeranno il match, organizzazione dei comitati sul territorio: la battaglia tra i due poli principali del centrosinistra, PD e SEL, sembra diventare duello su aspetti tecnici, in realtà il nodo continua a essere di carattere politico ed è legato a due questioni: l’ormai nota incertezza sulle determinazioni di Vendola – se tenterà o meno un nuovo assalto alla conquista dello scranno da governatore, anche se il presidente uscente sembra a un passo dalla rinuncia ufficiale per tirare la volata a Dario Stefano, ritenuto esponente in grado di parlare ben oltre i confini di SEL, e le eventuali ulteriori candidature in quota PD, che Michele Emiliano – evidentemente – punta a scongiurare.
I nomi di chi è tentato dalla partita sono noti, da Guglielmo Minervini a Sergio Blasi, mentre si appresta a sbarcare nel salento per due incontri a Lecce a Nardò l’europarlamentare campano, di fede dalemiana, Massimo Paolucci: passaggio che non può far pensare rispetto al complesso gioco di sponda messo in campo dalle componenti non renziane.
Sul versante moderato, Forza Italia, Nuovo centrodestra, Lega e Fratelli dì’Italia sono reduci da un gazebo a Montecitorio dal quale hanno rilanciato il motto “primarie – primarie”. C’erano tutti i pesi massimi, a partire dai duellanti azzurri Fitto e Toti, che almeno per un giorno hanno messo da parte le sostanziali differenze di visione, e non sarà stato facile anzitutto per il numero uno del cerchio magico che fino a oggi ha continuato a sostenere le ragioni della selezione per cooptazione dall’alto.
