Cronaca

“Senza lo scalo di Surbo, Salento isolato”. Confindustria chiama i parlamentari

SURBO-Dopo la lettera inviata al ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, arriva l’appello alla delegazione parlamentare salentina. Confindustria non abbandona il campo: sullo scalo merci di Surbo la battaglia è agli inizi e per questo si vuole renderla condivisa, per provare a superare il muro di gomma contro il quale finora si è rimbalzati, quello del gruppo Ferrovie dello Stato, a cui è affidata la gestione dell’infrastruttura costata, nel 1985, cento miliardi delle vecchie lire e mai decollata, anche perché, per decisione della F.S. Logistica spa, è stata inibita totalmente all’utilizzo delle aziende della Puglia meridionale.

Di fronte alla proposta di Confindustria Lecce, veicolata per il tramite della Regione Puglia, le Ferrovie hanno prima espresso interesse, poi, al momento dell’incontro per la chiusura dell’accordo, ha interrotto le trattative.

Eppure, la bozza di contratto d’affitto preparata prevedeva che il gruppo di aziende salentine interessate versasse un canone di 40mila euro l’anno per i primi sei anni, con possibilità di aumento ad un massimo del 100% e facendosi carico delle manutenzioni ordinarie e straordinarie.

In alternativa, era stata ipotizzata la stipula di un contratto d’affitto di 80mila euro per i primi sei anni, con possibilità di aumento al 50% per i sei successivi e con esplicita previsione dell’opzione di acquisto, visto che lo scalo è messo all’asta da Fs per 3 milioni di euro. Nulla da fare. Il canone annuo che si pretende è di almeno 200mila euro. “Il sospetto – dicono da Confindustria – è che Fs abbia artatamente voluto impedire il raggiungimento di un accordo, che pure sembrava già definito, per favorire una decisione di definitiva dismissione dell’infrastruttura”.

Eppure, il bacino di utenza di 100mila imprese che lo scalo potrebbe servire, tra Lecce, Brindisi e Taranto, non è cosa da poco. Il rischio è l’isolamento totale, visto che la non attivazione dello scalo merci porterebbe il porto ionico a collegarsi con Bari. Ecco perchè si chiede alla rappresentanza parlamentare di intervenire e far propria la battaglia, un treno – al di fuori di ogni metafora – che potrebbe non passare più.

 

 

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