LECCE- Il filo rosso che li unisce tutti è la situazione di estrema precarietà, la lontananza dalle istituzioni e la prospettiva più che incerta già dalle prossime settimane. È per questo che Cgil, Cisl e Uil della provincia di Lecce hanno proclamato uno sciopero di 4 ore in tutti i settori, in concomitanza con lo sciopero nazionale unitario e a conclusione di una settimana di mobilitazione che ha coinvolto lavoratori e pensionati. Una mobilitazione, che ha l’obiettivo di imprimere una svolta alla Legge di Stabilità.
In mattinata, di fronte alla Prefettura, c’erano molti dipendenti delle aziende alle prese con una situazione ormai logora: Filanto, Palumbo, Mps, Aqp, Omfesa, il pubblico impiego, i lavoratori dell’ex Bat, questi ultimi vittime di una riconversione accordata solo sulla carta, mai posta in essere e per di più dimenticata da enti e politica che l’avevano garantita.
Al Prefetto è stato consegnato il documento con le motivazioni dello sciopero, tra cui quella di rifinanziare la Cassa integrazione e di dare certezze ai lavoratori esodati. Nella provincia di Lecce, le ore concesse alle aziende per la Cassa integrazione, tra ordinaria, straordinaria e in deroga, da gennaio a ottobre 2013, sono state oltre 5 milioni, due milioni in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma non perché c’è stata una ripresa, ma perchè l’ammortizzatore sociale viene concesso sempre più col contagocce: le risorse stanziate dal governo nazionale per la Puglia sono insufficienti per far fronte alle esigenze del territorio.