TARANTO – Taranto non è solo Ilva e inquinamento, ferite vecchie e nuove, è soprattutto cuore pulsante di una civiltà che ha saputo fornire input culturali di ampio respiro dalla Magna Grecia in poi.
Un passato e un presente che s’intrecciano e che oggi più che mai dicono che il rilancio di Taranto deve passare, e non potrebbe essere diversamente, dalla cultura.
Ne sono convinti i tarantini e ne è convinto il Comitato promotore del capoluogo ionico a Capitale europea della cultura 2019, che nella giornata di sabato ha tenuto un incontro proprio dinanzi agli uffici della direzione dell’Ilva.
Il siderurgico, quella ferita sempre aperta per cui Taranto è salita alla ribalta della cronaca nazionale, non è la polvere da nascondere sotto il tappeto, ma quasi paradossalmente è l’elemento di forza attraverso il quale i tarantini candidano la loro città a Capitale della cultura.
A sostenere la candidatura di Taranto a capitale della cultura anche Bari e il suo sindaco, Michele Emiliano, che precisa come tale riconoscimento rafforzerebbe non solo il capoluogo ionico, ma l’intera Puglia.
“Del resto – chiarisce Emiliano – l’Italia deve molto a Taranto e ai tarantini”.