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Presunto inquinamento ambientale a Torre Veneri, il Consiglio di Stato stoppa le esercitazioni

LECCE – Stop alle esercitazioni a fuoco nel Poligono di Torre Veneri, in area Sic a cavallo tra le marine leccesi di Frigole e San Cataldo. Stop almeno fino a quando la Regione Puglia non produrrà una nuova Valutazione di Incidenza Ambientale, che fughi ogni dubbio sugli sforamenti di valori inquinanti denunciati da Lecce Città Pubblica, associazioni e residenti, con apposito ricorso e risultati alla mano su monitoraggi condotti in tal senso.

La decisione è stata assunta dal Consiglio di Stato con apposita sentenza nelle scorse ore, quando i giudici sono stati chiamati a pronunciarsi sull’appello presentato dal Ministero della Difesa contro la sentenza del Tar Lecce del novembre 2020. Quest’ultimo, su ricorso di Lecce città pubblica difesa dagli avvocati Adriano Tolomeo e Barbara Renna, aveva annullato il provvedimento regionale che autorizzava la prosecuzione delle attività nel poligono militare.

La decisione di Palazzo Spada dà atto che “per stessa ammissione dell’Amministrazione appellante – si legge – sussistono valori inquinanti al di sopra delle soglie di legge. Ciò significa – precisano i giudici a chiare lettere – che il procedimento di valutazione di incidenza deve precedere l’autorizzazione alla prosecuzione delle attività nel sito”.

Tutto da rifare dunque.

Il Consigli di Stato di fatto prescrive che “le Amministrazioni interessate dovranno comunque ripetere la valutazione di incidenza”.

“Riteniamo questo, un importante punto a favore nella vertenza a tutela della salute umane degli abitanti nei pressi del Poligono e di un’area di inestimabile pregio naturalistico – commenta per Lecce Città Pubblica il consigliere Gabriele Molendini – Crediamo sia finalmente venuto il momento di sedersi congiuntamente ad un tavolo, con la Regione i Militari e gli enti interessati e trovare un giusto punto di equilibrio a salvaguardia di tutti gli interessi”.

Il 7 luglio scorso furono resi pubblici i risultati delle analisi condotte nel primo semestre di 2021 da due imprese su incarico del Ministero della Difesa, condotte sia sulla superficie dei terreni che sulla falda con campioni prelevati in varie parti dei 685 ettari su cui si estende la struttura militare. I campioni prelevati dai sei piezometri documentarono il superamento dei limiti per i parametri di arsenico, ferro e manganese in un caso (P2) e di ferro, nichel e manganese in altri due (P1 e P4).

Se vi sia o meno un nesso tra l’attività militare e gli sforamenti in questione sarà la nuova Valutazione di Incidenza Ambientale a chiarirlo. Fino a quel momento, intanto, le esercitazioni dovranno attendere.

ERICA FIORE

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