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Torre Veneri, nuove analisi provano sforamento di metalli pesanti

FRIGOLE – In una porzione del poligono di Torre Veneri, tra Frigole e San Cataldo, si continuano a registrare sforamenti di metalli pesanti nelle acque sotterranee. La conferma arriva dalle analisi condotte nel primo semestre di quest’anno dalle imprese Lav srl e Ela srl su incarico del Ministero della Difesa, nell’ambito del piĂą ampio piano di monitoraggio ambientale di diversi poligoni. Non è un dettaglio e non lo è soprattutto ora: giovedì 15 luglio, infatti, è fissata l’udienza di merito dinanzi al Consiglio di Stato per discutere sullo stop agli addestramenti cui di fatto condurrebbe la sentenza del Tar di Lecce del novembre scorso, poi sospesa in via cautelare, come richiesto in appello dal Ministero.

Le indagini sono state condotte sia sulla superficie dei terreni che sulla falda con campioni prelevati in varie parti dei 685 ettari su cui si estende la struttura militare.

I 106 campioni di terreno confermano il rispetto delle concentrazioni soglia di contaminazioni per siti ad uso commerciale e industriale. I campioni prelevati dai sei piezometri esistenti mostrano, invece, il superamento dei limiti per i parametri di arsenico, ferro e manganese in un caso (P2) e di ferro, nichel e manganese in altri due (P1 e P4).

Dall’esame del documento di analisi di rischio sanitario-ambientale – scrivono le societĂ  incaricate dal Ministero nel loro referto – si evince che giĂ  in passate occasioni sono stati rilevati superamenti negli stessi piezometri, che sono quelli collocati sulla spiaggia, per la presenza di nichel, manganese, arsenico, ferro, solfati e boro, scenario confermato anche dal monitoraggio 2020. Sempre secondo le aziende che hanno svolto le analisi, quei superamenti potrebbero essere riconducibili alla presenza di valori di fondo delle acque sotterranee e in particolare della zona di transizione e scambio tra le acque di falda e quelle di mare, conclusione che porterebbe a evitare la bonifica.

Ma è alquanto difficile che questo possa bastare a chi da anni porta avanti la battaglia per disinquinare quella porzione di territorio, tra l’altro in parte Sito di importanza comunitaria per il suo pregio ambientale: dinanzi alla spiaggia del poligono, per decenni si sono svolte le esercitazioni militari, con colpi di carrarmato e munizioni anche di grosso calibro, scarti di munizioni per lungo tempo rimasti sui fondali. C’è un nesso? E se anche non ci fosse, perchĂ© continuare a sovraccaricare con quelle esercitazioni la stessa porzione di poligono su cui i livelli di inquinamento di metalli pesanti sono giĂ  oltre i limiti?

Gli interrogativi restano sul tavolo e di sicuro saranno portati anche dinanzi ai magistrati che tra una settimana dovranno occuparsi della questione. Accogliendo il ricorso di Lecce CittĂ  Pubblica, d’altronde, il Tar ha giĂ  dichiarato che il sito risulta «significativamente contaminato» proprio come dimostrato giĂ  dalle analisi precedenti (e confermato dalle nuove nel frattempo sopraggiunte). E ha annullato la determina regionale del 2016 che aveva consentito alle Forze Armate, dopo la Valutazione di incidenza ambientale, di proseguire l’addestramento militare nel poligono.

 

 

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