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Divieto uso acque intorno a Colacem: quali rischi? Adusbef chiede informazioni

GALATINA  – “Avviso di individuazione delle zone di rispetto per gli scarichi delle acque meteoriche e di dilavamento soggette a regolamentazione. Divieto di prelievo e di utilizzo di acque sotterranee per uso irriguo entro un raggio di 130 metri” e ancora “Divieto di prelievo e di utilizzo di acque sotterranee da destinare al consumo umano entro un raggio di 400 metri”.

Da circa un anno, questi cartelli campeggiano intorno al perimetro del cementificio Colacem di Galatina. E tanto è bastato ad allarmare il Coordinamento Civico Ambiente e Salute” e i residenti che, riunitisi in un comitato che conta, per ora, una quindicina di persone, tramite l’avvocato Salvatore Ruberti, dell’ufficio legale di Adusbef, associazione che tutela i consumatori, hanno inotrato mesi fa una richiesta di informazioni. Che ancora non ha ottenuto risposta, “Se non una -ci dice l’avvocato- dalla Provincia, che però non risponde nello specifico alle domande poste”.

Questi cartelli, spiega il legale, ed è scritto anche nella richiesta inoltrata  ai Comuni limitrofi, alla Regione, alla Provincia, alla Asl e all’Arpa,  “presentano due criticità: in primis, è fuori da ogni dubbio che i divieti di prelievo e utilizzo delle risorse idriche suscitano una certa preoccupazione; in secondo luogo, sono del tutto carenti di informazioni circa le ragioni che hanno portato ad imporre i suddetti divieti.

Sostanzialmente: perché mi vieti di prelevare e usare quell’acqua? Che rischi ci sono? E sono rischi o c’è un pericolo concreto?”.

E ancora, Ai sensi dell’art. 94 del Codice dell’Ambiente, nella cosiddetta “zona di rispetto”, ossia  “la porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata”, sono vietati
l’insediamento di determinati centri di pericolo e lo svolgimento di individuate attività. Nei cartelli in questione, si avvisa dell’individuazione della zona di rispetto per gli scarichi delle acque meteoriche e di dilavamento soggette al Regolamento regionale n. 26/13, ma non si parla dei rischi igienici.

E fa poi riferimento al concetto di diritto di accesso alle informazioni ambientali, diritto di natura informativa riconosciuto a tutti, sia alle persone fisiche sia a quelle giuridiche. Un diritto al quale ci si appella chiedendo più informazioni alla cittadinanza negli stessi cartelli, anche alla luce del fatto che la dicitura “qualità dell’acqua destinata al consumo umano” implica, oltre all’uso potabile, anche il contatto dell’acqua con il corpo umano durante le varie pratiche di lavaggio”. E qui vige il divieto anche per quel tipo di consumo.

Viene dunque chiesto un parere motivato da parte di ARPA e delle ASL di competenza circa l’assenza o la presenza di rischi di inquinamento della falda idrica o di pericoli per l’ambiente e la salute umana nell’area
interessata.

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