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Liste d’attesa, resta da smaltire un quarto dei pazienti. I sindacati: “Tavolo urgente”

LECCE – Sono 700mila gli esami e le indagini che in tre mesi sono stati rimandati negli ospedali pugliesi per effetto del covid. Nel Leccese un quarto degli utenti è ancora in attesa di essere convocato per sottoporsi agli accertamenti che la pandemia ha impedito. Il piano stabilito dalla Regione per lo smaltimento delle liste d’attesa è stato messo in atto dalla Asl leccese e ne prevede entro settembre lo smaltimento totale. Nonostante l’accelerata, i disagi però restano: lo denunciamo i sindacati Cgil, Cisl e Uil che, nelle scorse ore, hanno richiesto un incontro urgente direttamente al direttore generale Rodolfo Rollo, per affrontare questa ed altre criticità.

Negli ospedali la rete covid è stata smantellata definitivamente già a metà giugno, per visite ed esami si lavora 6 giorni su 7 (stop solo la domenica) 12 ore al giorno. I privati accreditati hanno raddoppiato l’attività utilizzando il budget di marzo aprile e maggio non speso. Se non dovesse bastare si potrà ricorrere poi all’extrabudget: la Asl potrà spendere più del consentito effettuando più esami convenzionati.

Le tre segreterie sindacali, intanto, mettono i puntini sulle i. “La graduale ripresa delle prestazioni sanitarie disposta dalla Regione -dicono- non può prescindere da una strategia di sistema che metta a rete tutte le risorse del Sistema Sanitario territoriale. I ritardi accumulatisi nel tempo vengono infatti ormai percepiti e vissuti dai cittadini come un insostenibile disservizio. Per la realizzazione di un piano efficace – aggiungono Cgil, Cisl e Uil – occorre avviare con immediatezza i tavoli aziendali per l’organizzazione del lavoro del personale coinvolto, rinegoziare la quantità e tipologia delle prestazioni rese dal privato accreditato in relazione al nuovo contesto post emergenza, operando possibili rimodulazioni delle prestazioni intramoenia.

Solo la tempestività e la qualità degli interventi potrà garantire il pieno e qualificato utilizzo di tali risorse che, mai come in questo momento storico, risultano strategiche per la qualificazione ed il rilancio del nostro sistema sanitario pubblico”.

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