Cronaca

Armi e droga dall’Albania, nel blitz arrestato anche il figlio della “primula rossa” del contrabbando

BARI- Ci sono anche leccesi e brindisini tra gli arrestati nel blitz che ha sgominato un’organizzazione italo-albanese dedita al traffico di droga e armi. 20 le persone destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Bari, a seguito delle indagini svolte dalla Finanza di Bari dopo il sequestro di otto gommoni, alcuni rubati anche nel Leccese e nel nord Brindisino.

Tra gli arrestati c’è Antonio Prudentino, 43 anni, di Ostuni, figlio del noto boss brindisino Francesco Prudentino, alias “Ciccio la busta”, ritenuto una «primula rossa» del contrabbando di sigarette, oggi 70enne. Prudentino junior risponde del traffico di due kalashnikov con tre caricatori e relative munizioni. Per una pura coincidenza temporale, proprio oggi è stato interessato anche da una perquisizione nell’ambito di un’altra inchiesta, quella della Dda di Lecce per associazione a delinquere nella gestione degli sbarchi fantasma.

Obbligo di dimora, invece, per Giacomo Palmisano, originario di Fasano ma residente a Cavallino.

L’organizzazione criminale italo-albanese avrebbe posto in essere un imponente traffico di sostanze stupefacenti e di armi, rendendosi protagonista anche di numerosi reati predatori. Al suo vertice il boss albanese, mai giunto in Italia, JANKU Kristo Dhimitraq (alias JANKU Kristo, GJONXHA Ilirian, HELMI Harrilla, Lo Zio). Tra gli arrestati finiti in carcere: Giuseppe Vispo (alias U’Leng), 36 anni; i fratelli Piero, Michele e Alessandro Volpe, di 38, 41 e 36 anni; Francesco Strisciuglio (alias Piripicchio), di 43;  Francesco Tisti (alias Ciccillo), di 41; Lorenzo Pezzolla (alias Enzuccio), 54, e Antonio Antelmi, di 33.

Le investigazioni, consistenti in intercettazioni telefoniche e ambientali corredate da attività di osservazione, controllo e pedinamento svolte in contesti territoriali difficili perché fortemente presidiati dalla criminalità, hanno consentito di ricostruire in maniera capillare la fitta rete di trafficanti internazionali di droga pugliesi ed albanesi, in grado di movimentare ingenti quantità di narcotico.

Gli accertamenti, oltre a consentire il sequestro di 5,3 tonnellate di marijuana, hanno rivelato la disponibilità di armi (comuni e da guerra), da parte degli stessi membri dell’organizzazione: infatti, sono state sequestrate 10 pistole semiautomatiche e 2 fucili mitragliatori kalashnikov.

Non si esclude che le armi sequestrate potessero servire ad affermare e consolidare la propria egemonia criminale nel territorio barese, in cui operano plurimi gruppi delinquenziali spesso frammentati, in conflitto tra loro per la spartizione delle zone in cui esercitare le proprie attività illecite, tra cui spicca il traffico di marijuana proveniente dalla sponda opposta dell’Adriatico.

In parallelo alle attività “classiche” di polizia giudiziaria, necessarie ad acquisire i riscontri finalizzati a corroborare il quadro accusatorio nei confronti degli indagati, sono state altresì condotte sofisticate investigazioni economico-finanziarie tese a ricostruire tutte le posizioni economico patrimoniali riferibili ai soggetti indagati e ad altri che fungevano da prestanome per i negozi giuridici relativi ai beni indirettamente posseduti dagli indagati. Ciò ha permesso di sottoporre a sequestro beni risultati nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro, consistenti in 6 immobili e 27 rapporti finanziari.

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