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Fotovoltaico nei campi a Nardò, la denuncia: “Su quel terreno espiantati 15mila ulivi”

NARDO’ – La sequenza delle ortofoto è chiara: tra il 2001 e il 2005, su quei terreni nelle vicinanze della “Masseria Donna Aurelia”, a Nardò, non lontano dalla pista Porsche, c’era un impianto intensivo di giovani ulivi, che nel corso del tempo sono cresciuti e diventati una distesa verde. Circa 15mila piante, facendo un calcolo sulla base di una una densità di 4 su una superficie di 121 mq.

Nell’ortofoto del 2010 gli olivi piantumati sono cresciuti rigogliosi. Poi, accade qualcosa: tra il 2011 e il 2012, spariscono. Non ci sono più e ora la situazione è la seguente: piante presenti solo su alcuni viali.

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È su quei terreni da 61 ettari, trasformati nel corso del tempo, che è stato presentato un progetto di mega fotovoltaico. Anzi due: il primo nel 2012, il secondo ora. Due società dal nome diverso, Tecno.energy s.r.l. ora, MFS Tarantosolar20 S.a.s. di MFS S.r.l. allora, ma entrambe con sede a Bolzano.

A portare a galla l’anomalia, con una vera e propria denuncia formalizzata, è stata l’Associazione Forum Amici del Territorio – Onlus di Cutrofiano, già impegnata contro i grandi impianti di fotovoltaico nel suo comune, in quello di Corigliano e negli altri limitrofi. Gli attivisti hanno studiato le carte anche del progetto di Nardò, protocollando le loro osservazioni nell’ambito del procedimento di Valutazione di impatto ambientale in corso presso la Provincia di Lecce.

Chiede dunque di verificare “la sussistenza di autorizzazione idonea allo svellimento dell’epoca, la verifica di conformità della stessa rispetto le norme vigenti di tutela e nel caso di un riscontro negativo, di intraprendere tutte le azioni legali conseguenti”. Inoltre, denuncia il “depauperamento della macchia mediterranea, presente sui luoghi e tutelata dalle leggi Nazionali e Regionali fin dal 1990”. Quell’impianto, tra l’altro, ricadrebbe nelle fasce di espansione della naturalità (macchia mediterranea) di Prima e Seconda Fase, che hanno delle prescrizioni stringenti rispetto alla tutela della biodiversità.

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