LECCE- Otto ore di sciopero e un presidio davanti alla Prefettura. La mobilitazione dei lavoratori dell’Alcar di Lecce, azienda metalmeccanica che produce attrezzature per macchine movimento terra e non solo, non è dettata solo dall’urgenza delle due mensilità arretrate, ma anche dalla prospettiva. 
Negli ultimi mesi, infatti, la famiglia Montinari ha ceduto l’80 per cento delle quote a Metec, poco prima che i conti dell’acquirente fossero sequestrati per fatti connessi alla mancata riconversione di Termini Imerese. Quei sigilli hanno complicato la definizione dell’acquisizione del ramo aziendale leccese. Nei giorni scorsi, inoltre, il Tribunale di Torino ha bloccato l’aumento di capitale per la società.
“Ringraziamo il prefetto per la vicinanza e l’interessamento dimostrato ai lavoratori per questa vertenza”, spiegano dai sindacati. “Ci ha detto che si coordinerà con il prefetto di Torino, Claudio Palomba. Si è impegnato a verificare domani mattina con il custode giudiziario ed il magistrato competente di Torino quali sono le condizioni per la ricapitalizzazione”.
Ad oggi, molti dei 291 operai sono stati messi in ferie e il ritardo nell’erogazione dei salari non ha trovato risposte nell’incontro di giovedì scorso tra azienda e sindacati.
A proclamare lo sciopero sono state le segreterie territoriali di Fiom Cgil e Fim Cisl, che hanno deciso di coinvolgere il prefetto Maria Teresa Cucinotta , per chiedere che almeno lo stipendio di ottobre possa essere erogato prima della scadenza del 5 dicembre come da cronoprogramma comunicato dall’azienda. Non solo: si è scelto di interessare il prefetto perché possa fare da tramite con gli istituti di credito, affinché sospendano le rate di mutui e prestiti in capo ai lavoratori.
