CEGLIE MESSAPICA- La fatica dei paesi che cercano di resistere ad abbandono, spopolamento e degrado rischia di risultare vana se l’alternativa è renderli un contenitore per turisti. “No alla mummificazione dei borghi” è l’appello che parte dal Forum internazionale dei Borghi più belli del Mediterraneo, che si è tenuto nel fine settimana a Cisternino.
La fruizione turistica dei territori, dunque, sia il fine non per ingessare ma per rigenerare il tessuto economico e sociale, a partire dall’accessibilità ai luoghi e ai servizi. È il cuore della questione, rimarcato anche dal presidente dell’associazione I Borghi più belli d’Italia, Fiorello Primi. A mettere in guardia sulle insidie che si rischiano è Angelo Perrino, direttore di affaritaliani.it, che ha coordinato i lavori della giornata finale.
Si guarda già alla prossima edizione, l’ottava: se quest’anno si è discusso di come ‘Costruire in bellezza’, il prossimo ci si occuperà di come ‘Abitare la bellezza’ e dunque renderla viva. Non una cosa da poco: ad oggi, persino le ristrutturazioni rispondono non a criteri di cura ma di economicità. Serve una regia pubblica, ma non basta.
I problemi accomunano i borghi italiani a quelli spagnoli o francesi o libanesi. “Abitare la bellezza vuol dire saper e poter vivere in luoghi come i borghi – ha ribadito il rettore eletto dell’Università del Salento, Fabio Pollice – Per questo dobbiamo imparare a costruire non per i turisti, ma per chi li abita”. Anche Stefano Pisani, sindaco di Pollica e presidente dell’associazione Città Slow International, ha denunciato “i problemi derivati dall’iperturismo: svuotiamo i borghi da chi li abita e li riempiamo di turisti; così i nostri giovani vanno via non perché manchi il lavoro, ma perché non possono permettersi l’acquisto di una casa”.