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Xylella, ministra Lezzi in Prefettura: mancano 3 firme per sbloccare 300 milioni

LECCE- Tre firme: sono quelle che mancano per sbloccare i 300 milioni di euro destinati alla Puglia per le misure di contenimento di Xylella e inseriti nel decreto emergenze. I decreti attuativi devono essere firmati da tre ministri, vale a dire Gian Marco Centinaio, Luigi Di Maio e Barbara Lezzi. Ma, come ha fatto sapere quest’ultima in mattinata in Prefettura a Lecce, mentre i due ministri 5stelle sarebbero già pronti, il leghista Centinaio ancora no.

Dunque, al momento, si attende. E la crisi profonda in cui il governo Conte è precipitato rischia di complicare il quadro. L’incontro, avviato alle 10 e a porte chiuse, ha registrato la presenza della sottosegretaria al Ministero dell’Agricoltura Alessandra Pesce, del governatore pugliese Michele Emiliano e di diverse amministrazioni comunali. Per Emiliano, però, proprio il M5s ha aggrovigliato lo scenario almeno sui reimpianti, introducendo la competenza della Soprintendenza, “che a Lecce è particolarmente severa”, ha chiosato.

Tra le altre organizzazioni presenti, Coldiretti ha denunciato con dati il crollo della produzione di olio del 73 per cento nell’ultimo anno in provincia di Lecce, che ha perso quasi tre olive su quattro stando ai numeri del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN). La produzione ha toccato il minimo storico di 5.295 tonnellate nell’ultima campagna 2018/2019.  Da qui la richiesta alla ministra Lezzi “che i 300 milioni di euro di risorse aggiuntive, oltre ai 70 per il 2019 già stanziati dal CIPE, arrivino realmente agli agricoltori e alle loro famiglie che non possono più produrre olive e olio, a favore di nuovi impianti resistenti, con l’indispensabile chiarezza e semplificazione per i reimpianti, e ai frantoiani che stanno svendendo all’estero pezzi di frantoi”. Questo anche a fronte della svendita in corso dei macchinari in Grecia, Marocco e Tunisia.

Disappunto si esprime, invece, dal mondo ambientalista, rimasto fuori dalla Prefettura: “E’ sconcertante e antidemocratico – dicono dal Forum Ambiente e Salute – non averci ancora una volta coinvolto escludendo le associazioni ambientaliste, comprese quelle storiche, portatrici di una visione  disinteressata  e articolata, quali Italia nostra, WWF, Legambiente, Fai etc.; nonché  i movimenti  impegnati da sei anni a partire dal Popolo degli Ulivi”.

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