Cronaca

Consiglio di Stato: proprietari aree discarica Vergine non sono tenuti a bonificare

TARANTO- Finisce una lunga querelle giudiziaria che ha visto contrapposti da un lato i proprietari delle aree sulle quali sorge la discarica Vergine, e dall’altro il Comune e la Provincia di Taranto. Una sentenza della Quarta Sezione del Consiglio di Stato ha stabilito che i proprietari non sono responsabili dell’inquinamento e che non sono tenuti a bonificare il sito. Accolte le tesi difensive dell’avvocato Luigi Quinto, nell’interesse dei proprietari dell’area. I due enti avevano ritenuto di poter imporre ai proprietari la bonifica del sito, ritenendoli responsabili dell’inquinamento per omessa vigilanza unitamente al gestore dell’impianto, cioè la società toscana Vergine srl.

Il Consiglio di Stato ha invece escluso ogni ipotesi di responsabilità dei proprietari poiché il sito era recintato, sotto sequestro e non accessibile direttamente e perché le emissioni odorigene erano di dubbia provenienza, vista la vicinanza del depuratore di Lizzano. Il dato che secondo i giudici esclude il coinvolgimento dei proprietari è rappresentato dalla specifica responsabilità del gestore per l’attività di chiusura e post gestione della discarica, assistita da una garanzia finanziaria senza la quale non è possibile consentire l’esercizio dell’attività. La decisione del massimo giudice amministrativo – ha evidenziato l’Avv. Quinto – vale anche ad escludere quanto ipotizzato dalla Regione Puglia e dal Commissario dell’Ager di procedere alla bonifica in danno dei proprietari, costituendo un privilegio speciale sull’area. Tale opzione, ha chiarito il Consiglio di Stato, è praticabile “soltanto nel caso di impossibilità di accertare l’identità del soggetto responsabile dell’inquinamento”, che nella vicenda è invece stato individuato nel gestore.

La decisione apre uno scenario problematico, perché il gestore nel frattempo è fallito e perché, ed è questo il dato più inquietante, né la Provincia né la Regione sono in possesso delle garanzie finanziarie prescritte dalla normativa. La responsabilità della vicenda potrebbe quindi ricadere sugli enti pubblici che hanno consentito l’esercizio dell’attività senza le prescritte garanzie finanziarie. L’unico dato certo – ha commentato l’Avv. Quinto – è che i proprietari delle aree non possono essere coinvolti per coprire responsabilità altrui.

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