LECCE- Sei dentro, altrettanti fuori dal Consiglio comunale, tranne chi, però, nel frattempo si è messo al sicuro grazie al meccanismo di nomina degli assessori. Se, però, il Tar dovesse di fatto dare il via libera alla nuova composizione dell’assise di Palazzo Carafa, questo cambiamento non arriverà comunque in tempi brevi: è certo, infatti, che non si muoverà foglia prima della pronuncia del Consiglio di Stato, perché il ricorso in appello dinanzi ai giudici di secondo grado è scontato, in ogni caso.
È a valle solo di quel secondo round, dunque, che potrebbe eventualmente realizzarsi lo scenario della cosiddetta “anatra zoppa”, cioè di un sindaco senza maggioranza, ciò che per il momento la commissione elettorale, presieduta dal magistrato Alcide Maritati, ha scongiurato, attribuendo il premio di maggioranza al centrosinistra.
Se dovesse essere accolto il ricorso del centrodestra, Carlo Salvemini potrebbe contare solo su 14 consiglieri, mentre 17 seggi verrebbero assegnati al centrodestra e uno resterebbe al M5s.
A subentrare in Consiglio sarebbero gli esclusi Federica De Benedetto di Fi, Angelo Tondo e Attilio Monosi di Direzione Italia, Giorgio Pala di Fratelli d’Italia, Laura Calò e Paola Gigante di Grande Lecce. Questi sei seggi sarebbero, dunque, tolti alla maggioranza.
A lasciare dovrebbero essere di sicuro Ernesto Mola di Un’idea per Lecce, Silvano Vitale di Un’altra Lecce e Massimo Fragola di Andare Oltre. Non si salverebbe Roberta De Donno, che è entrata in Consiglio dopo la nomina ad assessore di Carlo Mignone (Udc). Antonio Torricelli (Pd), subentrato dopo la nomina di Paolo Foresio, invece, resterebbe, mentre ad andare a casa al suo posto sarebbe Paola Leucci. Idem con Pierpaolo Patti di Lecce Città Pubblica, il cui ingresso è avvenuto dopo la nomina di Silvia Miglietta, per cui a perdere il seggio sarebbe in questo caso Giovanni Castoro.
