SURBO- Il progetto di un impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti nella zona industriale leccese incontra il primo muro. È quello alzato da Surbo, che nel Consiglio comunale monotematico di venerdì sera ha visto posizioni compatte: “Tutela del territorio, salute pubblica, compatibilità con il contesto territoriale sono principi fondamentali che il progetto non sembra aver considerato” ,dice il primo cittadino Fabio Vincenti.
Il progetto è stato depositato dalla società romana Metapulia e prevede il trattamento di 50mila tonnellate l’anno di Forsu, vale a dire l’umido raccolto con la differenziata, oltre a 13mila tonnellate di sfalci di verde pubblico e 15mila di fanghi biologici. Con questi numeri, sarebbe l’impianto di compostaggio più grande della provincia. Ha poi la doppia finalità: produrre compost per l’agricoltura e biometano da immettere nella rete nazionale.
“Tra le criticità- spiegano a turno i membri dell’amministrazione- ad aver pesato maggiormente sulla bilancia sono le emissioni inquinanti, il cattivo odore, il rischio di diffusione di salmonellosi, l’alto rischio di esplosione per produrre un gas di scarto. Inoltre, la società responsabile avrebbe un capitale sociale talmente ridotto da non poter fornire alcuna garanzia su qualità e continuità del servizio”.
Stando alla disciplina sui rifiuti, poi, la frazione organica può viaggiare in tutta Italia e l’impianto potrebbe accogliere anche scarti extra regionali. Anche su questo l’amministrazione non ha dubbi: “basta colpi di grazia ad un territorio già provato- dicono all’unisono- a Surbo si muore di tumore. Vorremmo poter morire di morte naturale”.
