LECCE- Nella Chiesa di San Pio X, che ha dato il nome al quartiere, il cartello di don Salvatore invita a non chiedere ancora somme di denaro, perché far fronte ai bisogni di tutti è diventato insostenibile e già per pagare il mutuo per il campanile ci si fa aiutare, 10 euro a testa ogni due mesi dai residenti. È stato questo, per moltissimi anni, il fulcro del rione più che popolare, stretto tra Porta Rudiae e Borgo Pace, a due passi dal centro che però da qui sembra lontanissimo.
Nel tempo, San Pio è cresciuto, povero in canna, ma ricco di culture: un micromondo in uno spicchio di città. A cento metri dalla parrocchia, è stata aperta la moschea, trasferita qui dalla zona 167.
Si vive in tranquillità gli uni accanto agli altri, c’è rispetto, ma non c’è ancora integrazione, strada lunga e da coltivare su un terreno che comunque sembra già fertile. Per il momento, ognuno vive i suoi angoli e le sue storie, che se messe in comune potrebbero essere nuova leva, nuova linfa, nuova prospettiva. Sono chiesa e moschea i due punti di riferimento per le comunità. Per il resto, l’identità si disperde tra le viuzze in cui le famiglie hanno lasciato il posto a studenti universitari, a migliaia qui per dieci mesi l’anno. Gli ipermercati, paradossalmente, sono diventati l’attrattiva. Intorno, c’è il degrado di sempre, innanzitutto degli spazi pubblici: la chiesetta Balsamo è chiusa da mesi, il parco è tenuto pulito solo dal barista, i giochi dei bimbi e il campetto sono ormai sconnessi. Va ancora peggio nel parco Corvaglia. Idem per la ludoteca i cui lavori sono iniziati ma poi si sono fermati. Ai residenti chiedere cosa c’è di buono a San Pio sembra una domanda quasi sfottò.
Entro gennaio, dovrebbe essere ultimato il cantiere per i nuovi 29 alloggi comunali al palo da anni, ciò che comporta, si sa, l’abbattimento delle vecchie case minime. Nel frattempo, però, delle istituzioni qui i residenti registrano solo l’assenza.
