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Assistenza scolastica disabili, Gabellone: “Pronti a ottobre”. Una mamma: “E’ già tardi”

LECCE- Da ottobre, forse già dalla fine di settembre dovrebbe essere garantita l’assistenza scolastica ai ragazzi diversamente abili. Lo assicura il presidente della Provincia di lecce Antonio Gabellone, interpellato dopo l’appello, arrabbiato, della signora Maria Luisa, mamma di Valentina. Che però non ci sta: “E’ già tardi -dice la donna- La scuola è iniziata lunedì scorso. Nel frattempo cosa dovrei fare? Non mandare Valentina in classe?”.
Con il nuovo anno scolastico, per sua figlia 15enne affetta da tetraplegia si è ripresentato il problema dello scorso anno. Non c’è l’assistente. Gabellone spiega che la Regione aveva avocato questi servizi; poi, con una delibera di maggio, la palla è ritornata alle Province alle quali però è stato dato solo un terzo dei fondi prima disponibili.

A mamma Maria Luisa, però, poco importa di chi sia la colpa. Sua figlia non ha l’assistenza; sua figlia torna a casa con il mal di pancia perché non viene accompagnata al bagno per cinque ore; sua figlia ha problemi anche quando fa merenda, perché ha difficoltà nella masticazione e nella deglutizione, anche dell’acqua. “Se le dovesse succedere qualcosa, a chi dovrei chiedere conto? Forse le istituzioni vogliono che non mandi la ragazza a scuola?”. È furiosa, perché sua figlia è come tutti gli altri ragazzi. Si domanda cosa succederebbe se i bagni di un’intera scuola fossero rotti: non provvederebbero ad aggiustarli subito? E allora -dice- il problema viene affrontato in ritardo perché riguarda solo pochi studenti. “Mia figlia è disabile grave, ha l’accompagnamento perché non può espletare le sue funzioni ed io sono con lei tutto il giorno. Nelle uniche ore in cui non ci sono, però, in orario scolastico, ecco che non ha più nessuno e questo succede per “problemi burocratici” di cui a me non interessa nulla.

E, sul fatto che Gabellone si rivolga alle famiglie perché rivendichino i propri diritti, dice: “Io sono una comune mortale, una semplice cittadina. Mi sono rivolta alla Provincia, che è l’istituzione a me più vicina. Sono loro che ci rappresentano, loro che devono lavorare per noi”.

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