Politica

Bunga bunga elettorale, a processo ex vicesindaco e assessore di Porto Cesareo

PORTO CESAREO- Per il “bunga bunga” elettorale di Porto Cesareo si andrà a processo, il 4 novembre prossimo. E a dover far valere le proprie ragioni di fronte al giudice monocratico Michele Toriello sono due ex amministratori comunali. L’ex vicesindaco Antonio Greco e l’ex assessore Cosimo Presicce, infatti, sono stati rinviati a giudizio dal gup Antonia Martalò, su richiesta del pm Giovanni Gagliotta, che ha sostituito la collega Carmen Ruggiero. Pesanti le accuse: voto di scambio e sfruttamento della prostituzione.

Senza esito la richiesta di non luogo a procedere avanzata dal collegio difensivo composto dagli avvocati Luigi Rella, Giuseppe Romano, Antonio Quinto e Riccardo Giannuzzi.

Sesso, dunque, in cambio di voti. Questo è lo scenario ricostruito nelle indagini dei carabinieri della Compagnia di Campi: appuntamenti a luci rosse in un’abitazione di località Il Poggio, lì dove sarebbero state offerte le prestazioni sessuali di due rumene ad alcuni uomini del paese. In cambio, secondo l’accusa, della preferenza ad Antonio Greco, che alle amministrative del 2011, candidato nella lista Progetto futuro, fece incetta di voti con 348 preferenze: primo degli eletti, tanto che il sindaco Salvatore Albano gli conferì l’incarico di suo secondo.

Stando alle indagini, Greco avrebbe ottenuto in quel modo quelle preferenze grazie a Presicce. Nel febbraio 2013, dopo che fu resa nota l’inchiesta, sono arrivate le dimissioni. I ritrovi hard in cambio della promessa del sostegno elettorale sono stati confessati dagli ospiti, con ammissioni messe nero su bianco nei verbali depositati dai militari in Procura.

È lo scenario inedito che, come in una matrioska, ha partorito l’indagine madre sugli attentati che il sindaco Albano subì a giugno e novembre 2012. I dettagli erano rimasti sotto coperta e sono emersi durante i colloqui fissati per provare a risalire a chi ha piazzato i due ordigni vicino all’abitazione del primo cittadino e sotto l’auto della moglie e, nella notte tra il 16 e 17 maggio, quello in prossimità dello studio professionale dell’ingegnere Cataldo Basile.

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